Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e attuale premier, ha dedicato un videomessaggio alla memoria di Sergio Ramelli, militante del Fronte della gioventù ucciso cinquant’anni fa a Milano. L’iniziativa si inserisce in un contesto storico complesso, segnato da violenze politiche e divisioni tra destra e sinistra. La premier ha sottolineato l’importanza di costruire una memoria condivisa su eventi tragici che hanno segnato la storia italiana.
Il ricordo di Sergio Ramelli
Il 29 aprile 1975, Sergio Ramelli fu aggredito brutalmente da esponenti della sinistra extraparlamentare legati al gruppo Avanguardia operaia. La sua morte avvenne in un periodo caratterizzato dagli “anni di piombo“, quando il clima politico era estremamente teso e violento. Nonostante la giovane età della premier all’epoca dei fatti – Meloni nacque nel 1977 – il suo messaggio rivela quanto quegli eventi abbiano influenzato la cultura politica italiana.
Durante il convegno organizzato in suo onore presso l’auditorium Testori di Palazzo Lombardia, Meloni ha descritto l’assassinio come «tanto brutale quanto assurdo», evidenziando come questo episodio sia diventato simbolo per molte generazioni di militanti a destra. Ha inoltre ribadito che è fondamentale affrontare insieme questa parte dolorosa della storia nazionale per evitare che simili atrocità possano ripetersi.
Meloni ha richiamato tutti i cittadini a riflettere su questi eventi storici con serietà e rispetto. Ha affermato che è necessario riconoscere le vittime innocenti dell’odio politico per costruire una società più coesa e pacificata.
Un appello alla pacificazione storica
Nel suo intervento, Giorgia Meloni ha fatto appello alla necessità di individuare una memoria condivisa attorno ai momenti bui del passato italiano. Ha sottolineato come ci sia ancora molta strada da fare per superare le divisioni ideologiche tra destra e sinistra riguardo agli episodi violenti degli anni ’70.
La premier ha invitato i giovani ad impegnarsi nella politica con passione ma anche con responsabilità: «Non fatevi ingannare da falsi profeti», ha detto rivolgendosi ai ragazzi della sua generazione che oggi vivono esperienze simili a quelle vissute da Ramelli all’epoca della sua morte. Questo invito si inserisce in un discorso più ampio sulla libertà d’espressione e sull’importanza del dialogo civile tra diverse posizioni politiche.
Meloni ha anche ricordato le difficoltà affrontate dai giovani militanti politici negli anni ’70, quando esprimere le proprie idee poteva comportare gravi rischi personali. Queste testimonianze servono non solo a commemorare il passato ma anche ad educare le nuove generazioni sui valori fondamentali della democrazia.
Le polemiche sul ricordo storico
Nonostante gli sforzi per promuovere una memoria collettiva positiva intorno alla figura di Sergio Ramelli, persistono tensioni significative nel dibattito pubblico italiano riguardo al suo ricordo. Durante la cerimonia tenutasi a Sesto San Giovanni – dove è stato dedicato uno slargo sia a Ramelli che al consigliere provinciale dell’Msi ucciso nel 1976 – ci sono state manifestazioni contro la celebrazione degli eventi legati al neofascismo.
Gruppi come Anpi , Sinistra Italiana e Partito Democratico hanno espresso preoccupazione circa l’utilizzo delle commemorazioni come strumento per riabilitare ideologie ritenute dannose dalla maggior parte dell’opinione pubblica italiana contemporanea. I manifestanti hanno chiaramente affermato che pur riconoscendo l’innocenza delle vittime degli attacchi politici passati non possono accettare tentativi volti a riscrivere la storia o glorificare valori neofascisti attraverso celebrazioni pubbliche.
In risposta alle critiche ricevute dalla propria formazione politica riguardo alle manifestazioni estreme associate agli anniversari delle morti politiche del passato recente, Daniela Santanché – ministra FdI – si è dissociata dalle pratiche contestate sostenendo che tali azioni non rappresentano i valori del partito stesso né aiutano nella ricerca di una pacificazione sociale duratura.
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