Giorgia Meloni al convegno in memoria di Sergio Ramelli: un simbolo per la destra italiana

Giorgia Meloni, al convegno per Sergio Ramelli a Milano, sottolinea l’importanza del suo sacrificio per la destra italiana, mentre si discute della riscrittura storica degli anni Settanta e delle strumentalizzazioni politiche.
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Giorgia Meloni ha partecipato a un convegno intitolato “Le idee hanno bisogno di coraggio”, tenutosi a Palazzo Lombardia a Milano, per commemorare il 50° anniversario dell’assassinio di Sergio Ramelli. Durante l’evento, la leader di Fratelli d’Italia ha sottolineato l’importanza del sacrificio di Ramelli, definendolo un simbolo che continua a ispirare generazioni di militanti della destra italiana. Meloni ha invitato i presenti a riflettere su ciò che possiamo ancora apprendere dalla sua storia.

La figura di Sergio Ramelli e il contesto storico

Sergio Ramelli è diventato una figura centrale nella narrazione della destra italiana, rappresentando una vittima emblematicamente associata agli scontri politici degli anni Settanta. L’omicidio avvenne nel 1975 e i responsabili furono identificati e condannati in seguito ai processi. A differenza di altri eventi violenti del periodo, le circostanze dell’assassinio sono ben documentate. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito alla creazione da parte della destra post-missina di una narrazione che tende ad autoassolversi.

Questa narrativa sostiene che i neofascisti fossero perseguitati dall’estremismo delle sinistre e si è intensificata da quando Fratelli d’Italia è al governo. Attraverso libri pubblicati recentemente e vari convegni dedicati alla memoria di Ramelli, viene promossa l’immagine dei neofascisti come vittime eroiche piuttosto che come eredi problematici del passato politico italiano.

Meloni ha affermato: “Ai nostri figli dobbiamo raccontare che c’è stato un tempo in cui per le proprie idee si poteva essere costretti a cambiare scuola.” Queste parole mirano non solo a onorare la memoria del giovane assassinato ma anche ad alimentare una visione storica selettiva degli eventi passati.

Riscrivere la storia degli anni Settanta

L’intento della destra sembra essere quello di riscrivere la storia degli anni Settanta attraverso una lente favorevole alle proprie posizioni politiche. Questo decennio fu caratterizzato da violenze estreme e attentati dinamitardi; molti furono attribuiti all’estrema destra con il supporto implicito o esplicito delle istituzioni statali. Tuttavia, gli stessi anni videro anche significativi progressi sociali e mobilitazioni democratiche.

Il Movimento Sociale Italiano non era in grado all’epoca di organizzare manifestazioni massicce o grandi mobilitazioni popolari; ciò nonostante alcune ricostruzioni ufficiali tendono ad equiparare le violenze subite dalla sinistra alle azioni compiute dai gruppuscoli neofascisti. Questa equidistanza storica appare problematica considerando il contesto politico dell’epoca.

Ignazio La Russa ha evocato questa idea dicendo: “Io metto sempre vicino due giovani di sinistra, Fausto e Iaio” accanto alla figura di Ramelli per sottolineare un presunto insegnamento comune tra giovani uccisi per le loro ideologie politiche diverse ma ugualmente valide secondo lui.

Strumentalizzazione delle tragedie passate

La commemorazione dei morti degli anni Settanta sta diventando oggetto controverso nel dibattito politico attuale. Le parole pronunciate durante il convegno evidenziano come alcuni esponenti politici utilizzino queste tragedie storiche per delegittimare movimenti contemporanei o rivendicazioni sociali attuali sotto lo slogan generico contro l’odio.

Giampaolo Mattei, fratello delle vittime del rogo avvenuto nel 1973 a Primavalle, ha espresso dissenso nei confronti dell’approccio adottato dal governo riguardo alla strumentalizzazione dei morti del passato fine elettorale. Ha denunciato come queste storie vengano decontestualizzate ed utilizzate strumentalmente per riscrivere la narrativa storica secondo interessi politici correnti anziché rendere omaggio alle vere esperienze vissute dalle persone coinvolte negli eventi tragici degli anni Settanta.

Questo dibattito mette in luce tensione tra memoria collettiva ed uso politico della storia recente in Italia oggi; questionando chi abbia diritto legittimo nel raccontarla senza cadere nell’eccessivo revisionismo o nella manipolazione ideologica.

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