Gene Hackman, una vera e propria icona del cinema americano, ha segnato la storia del grande schermo con la sua straordinaria versatilità e sensibilità. Nato il 30 gennaio 1930 a San Bernardino, California, Hackman è stato trovato privo di vita nella sua residenza di Santa Fe, New Mexico, insieme alla moglie Betsy Arakawa, in circostanze attualmente sotto indagine. La sua carriera, che si è estesa per oltre quattro decenni, comprende 101 film, due premi Oscar, quattro Golden Globe, due Bafta, uno Screen Actors Guild Award e un Orso d’argento al Festival di Berlino. Oltre al suo lavoro nel cinema, Hackman ha scritto cinque romanzi e ha coltivato una passione per le corse automobilistiche, senza dimenticare l’asteroide 55397 Hackman, a lui dedicato.
Le origini e i primi anni
Gene Hackman è cresciuto in una famiglia particolare: il padre era un tipografo e la madre, di origini canadesi, un’accanita fumatrice, tragicamente deceduta in un incendio. La sua infanzia si è svolta in Illinois, fino al divorzio dei genitori, avvenuto quando aveva 13 anni. A 16 anni, spinto dalla passione per la recitazione, si arruola nei Marines, lavorando come radio-ricevitore e viaggiando in Cina, Giappone e Hawaii. Nel 1951, si trasferisce a New York, dove si destreggia tra vari lavori e inizia a studiare giornalismo all’Università dell’Illinois. La sua vita personale si arricchisce con il matrimonio con Faye Maltese, da cui avrà tre figli in un’unione durata 30 anni.
Durante il suo periodo alla Pasadena Playhouse, Hackman inizia a coltivare il suo talento attoriale, condividendo l’appartamento con aspiranti attori come Dustin Hoffman e Robert Duvall. Il suo debutto televisivo avviene nel 1961, seguito da produzioni off-Broadway. La sua prima apparizione cinematografica significativa è nel film “Lilith – La dea dell’amore” del 1964, al fianco di Warren Beatty. In questo periodo, Hackman si distingue per la sua abilità nell’interpretare ruoli complessi, spesso legati a personaggi “duri” e “cattivi”, incarnando l’archetipo del giovane americano segnato dalle difficoltà della vita.
Il successo e i ruoli iconici
Il 1967 segna una svolta nella carriera di Hackman, quando ottiene la sua prima nomination all’Oscar per il film “Gangster Story” di Arthur Penn. La sua interpretazione di Jimmy “Braccio di ferro” Doyle nel film “Il braccio violento della legge” di William Friedkin, nel 1971, lo catapulta nel firmamento di Hollywood, portandolo a vincere l’Oscar come miglior attore protagonista. Da quel momento, Hackman diventa un attore di riferimento, partecipando a film memorabili come “Lo spaventapasseri” con Al Pacino, “La conversazione” di Francis Coppola e “Reds”, sempre al fianco di Warren Beatty.
La sua versatilità lo porta a esplorare generi diversi, dal fantasy, con il ruolo di Lex Luthor in “Superman”, alla commedia, con un cameo indimenticabile in “Frankenstein Jr.”. La carriera di Hackman si estende fino agli anni 2000, durante i quali continua a recitare in opere di grande successo. Tra i titoli da riscoprire ci sono thriller politici come “Senza via di scampo” e “Potere assoluto”, oltre a drammi sociali come “Mississippi Burning”. La sua partecipazione al film “Gli spietati” di Clint Eastwood nel 1993 gli consente di ottenere il secondo Oscar, consolidando ulteriormente la sua reputazione.
La vita personale e il ritiro
Negli anni ’90, Gene Hackman deve affrontare problemi di salute che lo costringono a rallentare la sua attività professionale. Nel 1991, si risposa con la musicista Betsy Arakawa, ma prima di ritirarsi definitivamente nel 2004, riesce a scegliere due copioni molto diversi tra loro. Nel 2001, interpreta il patriarca della famiglia Tenenbaum nel film di Wes Anderson, mentre nel 2004 decide di chiudere la sua carriera con la satira politica “Due candidati per una poltrona” di Donald Petrie.
Nonostante il suo successo sul grande schermo, Hackman ha sempre cercato di rappresentare le contraddizioni e le complessità della società americana. Convinto sostenitore del Partito Democratico e critico nei confronti di figure come Richard Nixon, ha saputo trasmettere nei suoi ruoli cinematografici una profonda riflessione sulla violenza e le ingiustizie del suo paese. Al di fuori della recitazione, si è dedicato alla scrittura e ha dimostrato un grande interesse per la storia, la pittura e la musica europea, rivelando così un lato intellettuale e culturale che ha arricchito la sua figura di artista.