Le tensioni tra i fornitori di servizi internet e le grandi aziende tecnologiche globali stanno crescendo in India. I principali attori del settore tecnologico, rappresentati dall’Asia Internet Coalition , stanno contestando le nuove proposte normative che mirano a regolare i servizi di telecomunicazioni, affermando che tali misure non sono necessarie e potrebbero compromettere la neutralità della rete.
L’Asia Internet Coalition, un’associazione influente che include nomi noti come Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft, Netflix e Spotify, ha presentato una ferma opposizione all’inclusione dei servizi over-the-top nel nuovo quadro normativo proposto dalla TRAI . Secondo l’AIC, ci sono differenze sostanziali tra i servizi OTT e quelli tradizionali delle telecomunicazioni, sfidando l’idea che una regolamentazione più rigorosa sia necessaria per mantenere una concorrenza equa.
L’AIC ha chiarito che i servizi OTT operano a un livello applicativo, mentre i fornitori di servizi di telecomunicazione operano a un livello di rete. A differenza dei TSP, i fornitori OTT non hanno diritti di acquisire spettri, ottenere risorse di numerazione o connettersi alla rete telefonica pubblica. La coalizione ha sottolineato che i servizi OTT non sono sostituti dei servizi tradizionali di telecomunicazione, e offrono funzionalità alternative come chat di gruppo, note vocali e condivisione di contenuti all’interno delle applicazioni.
L’AIC ha avvertito che includere i servizi internet nel nuovo quadro normativo potrebbe violare i principi di neutralità della rete e danneggiare gli interessi dei consumatori. La coalizione ha sostenuto che i servizi OTT sono già regolamentati da diverse leggi, inclusa la legge sull’IT, e che la preoccupazione che operino senza supervisione normativa è infondata.
In particolare, l’AIC ha sottolineato come i servizi OTT siano già soggetti a requisiti di intercettazione, rimozione di contenuti e gestione dei reclami degli utenti, evidenziando quindi un sistema di regolamentazione esistente e robusto. Con queste affermazioni, l’AIC cerca di demistificare le ragioni dietro la spinta dei telecom operatori indiani, sottolineando che non esiste un vuoto normativo da colmare.
La resistenza di AIC si è manifestata in risposta agli sforzi coordinati degli operatori di telecomunicazioni indiani, tra cui Bharti Airtel, Reliance Jio e Vodafone Idea. Questi operatori stanno richiedendo che i fornitori OTT contribuiscano ai costi di sviluppo della rete in base al consumo di traffico, fatturato e base utenti. Questa spinta è particolarmente significativa considerando il contesto attuale del mercato, in cui i TSP stanno affrontando un abbassamento dell’ARPU che si aggira attorno ai 2 dollari al mese.
Lo scambio di affermazioni si inserisce in un quadro più ampio. Jio, ad esempio, la più grande compagnia di telecomunicazioni indiana con oltre 475 milioni di abbonati, ha proposto misure che, secondo loro, guarderebbero a migliorare i margini in un settore in cui gli investimenti in bande 5G, per un totale di 19 miliardi di dollari l’anno scorso, non stanno ancora portando i frutti sperati.
Il settore delle telecomunicazioni in India è in fase di trasformazione, e le richieste dei TSP per una maggiore regolamentazione dei servizi OTT evidenziano tensioni economiche significative. I fornitori di telecomunicazioni stanno pressando per un intervento normativo che possa migliorare i loro margini, una necessità urgente poiché molte compagnie hanno speso enormi somme per ottenere diritti sulle frequenze 5G.
In questo contesto, l’AIC ha contestato la narrativa che i servizi OTT stiano “cavalcando” l’infrastruttura delle telecomunicazioni. Secondo le affermazioni del managing director dell’AIC, Jeff Paine, “le piattaforme OTT non solo contribuiscono alla crescita della domanda di dati, ma hanno anche generato nuovi flussi di entrate per i carrier.”
Il dibattito sull’inclusione dei servizi OTT nel nuovo Telecommunications Act del 2023 solleva interrogativi riguardo al suo ambito di applicazione. L’AIC ha fatto notare che, quando il ministro delle telecomunicazioni indiano Ashwini Vaishnaw ha presentato la nuova legislazione, ha specificato che “i servizi OTT sono regolamentati dalla IT Act del 2000 e continueranno a esserlo.” Questo chiarimento ha sollevato dubbi sulla necessità di ulteriori normative che possano complicare un ecosistema già complesso.
Il dibattito non è unico dell’India. In tutto il mondo, comprese le situazioni in Sud Corea e in Europa, si stanno intensificando le discussioni riguardanti la regolamentazione delle piattaforme tecnologiche e il loro rapporto con gli operatori di rete. Le richieste dei TSP, quindi, non rappresentano solo una questione locale, ma rientrano in un dibattito globale sulla futura architettura delle telecomunicazioni.
Con l’avanzare della digitalizzazione e dei servizi online, il protagonismo delle compagnie tecnologiche e dei fornitori di telecomunicazioni continuerà ad attrarre attenzione. L’India, in particolare, si trova in una posizione chiave rispetto a queste dinamiche, date le sue elevate percentuali di penetrazione di internet e una popolazione giovane e tecnologicamente avanzata.
Sarà fondamentale monitorare l’evoluzione delle normative e le risposte delle varie parti interessate per comprendere come si sviluppi questo quadro complesso. La tensione tra la necessità di proteggere interessi locali e sviluppare un ecosistema digitale equo rimarrà al centro del dibattito, tanto a livello nazionale quanto internazionale.