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Facebook sempre più “spione”: controllate le chat private

Si riaccendono le polemiche sulla tutela della privacy degli oltre 900 milioni di utenti del social network californiano: da oggi un nuovo software “antipedofilia” spierà tutte le conversazioni private.

Facebook spia le chat degli utentiIl web come nuova frontiera di libertà per gli individui che diventano utenti.

Questo paradigma è stato assorbito dal senso comune a tal punto che, troppo spesso, sfugge a molti un “dettaglio” di grande rilevanza: il web, in particolare nella nuova evoluzione dei “social network”, è uno spazio dove le regole sono definite a discrezione assoluta dei proprietari dello spazio stesso.

Facebook – da sempre al centro del ciclone, per quanto concerne la tutela della privacy dei suoi 900 milioni di utenti – ha confermato oggi di aver introdotto un nuovo software, finalizzato al dispiegamento di una campagna “antipedofilia”, che opererà una scansione di tutte le chat private degli iscritti.
Secondo quanto affermato in un’intervista a “Reuters” da Joe Sullivan, responsabile sicurezza del noto social network, il programma in questione sarà in grado di individuare automaticamente le conversazioni “sospette” (ad esempio fra due utenti che presentino un’inusuale distanza anagrafica o fra profili con un numero limitato di “amici in comune”).

Proposta

I messaggi sospetti, individuati anche attraverso il raffronto con metodi usuali di adescamento di minori “memorizzati” dal software, passeranno poi al vaglio dell’ufficio sicurezza di Menlo Park che valuterà in quali circostanze girare il materiale sospetto alle autorità competenti.
Questa ulteriore evoluzione dello “spione” Facebook, secondo Sullivan, avrebbe già permesso di sventare, in Florida, l’adescamento di una ragazzina di 13 anni da parte di un uomo di trent’anni iscrittosi al social network con un falso profilo.
Secondo molti utenti, tuttavia, il nuovo software violerebbe la privacy degli iscritti e, per di più, presenterebbe un tasso di fallibilità che potrebbe mettere alla gogna internauti del tutto estranei ad attività di criminalità sessuale.
Nell’intervista a “Reuters”, inoltre, Sullivan non avrebbe chiarito se le conversioni private, una volta scansite dal software, rimarranno nelle memorie dell’azienda californiana o, come richiesto dalla tutela della privacy, saranno distrutte.

I rapporti fra Facebook e gli utenti più attenti ai diritti nella rete, quindi, potrebbe ulteriormente incrinarsi, dopo che – nel giugno scorso – il social network aveva introdotto la nuova normativa sulla privacy nonostante l’86,94% dei 342.632 utenti che avevano partecipato al “referendum virtuale” si fossero dichiarati contrari.
Il web sarà forse la nuova frontiera della democrazia. Le regole, però, sono ancora tutte da scrivere.

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Mattia Nesti

Classe 1992, sono nato e vivo in Toscana, a Pistoia, dove ho frequentato il Liceo Classico, coltivando la passione per la scrittura. Giornalista pubblicista, ho collaborato e collaboro tutt'ora con portali online di informazione locale e nazionale.

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