Eva Henger racconta il rapimento della figlia, un momento terribile della sua vita

Eva Henger racconta il drammatico rapimento della figlia Mercedesz, avvenuto quando aveva due anni, e riflette sull’impatto duraturo di quell’esperienza sulla loro relazione madre-figlia.
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Eva Henger racconta il rapimento della figlia, un momento terribile della sua vita - Socialmedialife.it

Eva Henger, nota attrice e modella, ha recentemente condiviso un episodio drammatico della sua vita durante la trasmissione ‘La volta buona’, condotta da Caterina Balivo. Oggi, mercoledì 12 marzo 2025, l’attrice ha rivissuto il giorno in cui sua figlia Mercedesz, all’epoca solo due anni, fu rapita da una donna che viveva nel loro condominio. Questo ricordo ha segnato profondamente la vita di Eva e ha aperto una riflessione su come affrontare momenti di grande angoscia.

Un ricordo angosciante

Eva Henger ha narrato l’incredibile panico di quel giorno, spiegando come la vivacità della piccola Mercedesz l’abbia portata a perdere la figlia per alcune ore. L’attrice ha commentato: “Aveva due anni, quando è successo. Lei era tremenda, non stava mai ferma e mi sono spaventata perché non riuscivo a trovarla da nessuna parte in casa”. Questo racconto non è solo un aneddoto personale, ma un messaggio potente sul legame tra madre e figlia. Eva ha rievocato i momenti di paura e incertezza, sottolineando come, in assistenza alla ricerca, sia intervenuta la suocera e che, nel frattempo, fu contattata la polizia.

Con la voce rotta dall’emozione, l’attrice ha aggiunto: “Io ero anche incinta di Riccardino, ero al quarto mese”, evidenziando quanto fosse difficile gestire quella situazione già straordinaria e carica di stress. La pressione psicologica di un rapimento è amplificata da fattori come una gravidanza, rendendo la narrazione ancora più toccante.

La ricerca e il ritrovamento

Quella giornata si è trasformata in un incubo che ha messo Eva in uno stato di shock. La paura di non sapere dove fosse la sua bambina la trasportò in un vortice di angoscia: “Ho cominciato a sanguinare. Tremavo, non riuscivo più a vedere nulla”. Questa reazione è stata una risposta naturale all’evento traumatico, mostrando quanto possa essere devastante una situazione di crisi come questa.

Un momento cruciale si è rivelato l’intuito della suocera: “È venuto in mente che c’era la vicina di casa che aveva un’ossessione per Mercedesz, diceva sempre che doveva essere sua figlia e allora è andata subito a bussare”. Questo elemento ha chiarito come l’attenzione delle persone vicine possa fare la differenza in situazioni critiche, come quella del rapimento.

L’impatto sul futuro

Ritrovare Mercedesz non ha significato solo la fine di un’angosciosa attesa, ma ha segnato una nuova fase nella vita di madre e figlia. Mercedesz, oggi 33enne e modella, ha condiviso il suo ricordo di quel giorno: “Io ricordo che mi hanno chiuso in una stanza buia, mi hanno messa a giocare al Nintendo ed ero agitata, piangevo”. Le sue parole rivelano come quel trauma infantile abbia avuto un impatto duraturo, nonostante gli anni trascorsi.

L’attesa di cinque ore è diventata un ricordo vivido per entrambe, legato a un contesto nazionale drammatico, quello della scomparsa della piccola Angela Celentano, che ha suscitato una forte preoccupazione sociale. Eva ha fatto sapere che, dopo il rapimento, la sua vita è cambiata radicalmente: “L’abbiamo trovata e da quel momento non l’ho più lasciata da sola”. La storia di Eva Henger non solo racconta un episodio traumatico, ma offre spunti di riflessione su cosa significhi essere madre e su come le esperienze di vita plasmino le relazioni.

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