Espionaggio e diritti umani: denunciato attacco a Beppe Caccia, cofondatore di Mediterranea - Socialmedialife.it
L’attività di soccorso ai migranti nel Mediterraneo è nuovamente scossa da una grave denuncia di spionaggio. Beppe Caccia, cofondatore dell’ong Mediterranea e armatore della nave “Mare Jonio”, ha riportato alla magistratura un episodio di presunto spionaggio perpetrato tramite Graphite, un software fornito dal governo italiano. Questa situazione solleva interrogativi non solo sulla privacy, ma anche sull’integrità del lavoro delle organizzazioni che operano in ambiti delicati come quello dell’accoglienza dei migranti.
Beppe Caccia ha sporto denuncia presso la Procura di Venezia, sua città di residenza, riferendo di essere stato vittima di monitoraggi illeciti. La denuncia è stata acquisita dalle autorità, che hanno avviato un’indagine su questa pratica di spionaggio. Caccia, supportato da un team legale, ha consegnato il suo smartphone come prova dell’attacco. Assieme a lui, anche altri due membri importanti di Mediterranea, il capomissione Luca Casarini e don Mattia Ferrari, hanno ricevuto avvisi da Meta, la compagnia che controlla WhatsApp, riguardo a simili attacchi.
La Polizia postale ha già ascoltato Caccia come persona informata sui fatti, segno che le autorità stanno seguendo attentamente l’evoluzione della situazione. Mediterranea ha rilasciato una nota nella quale sostiene che, grazie alla collaborazione con il Citizen Lab dell’Università di Toronto, è emerso che Caccia è stato oggetto di spionaggio sistematico attraverso un software assai sofisticato, in grado di accedere a tutte le funzionalità del telefono, utilizzarlo come microfono e videocamera e alterare i dati.
Il software in questione, secondo le informazioni disponibili, è concesso da Paragon Solutions esclusivamente a enti governativi. Questa condizione è accompagnata da severe restrizioni etiche che vieterebbero l’uso del programma contro giornalisti, attivisti e membri della società civile. Tuttavia, il fatto che Beppe Caccia e, in generale, chi opera nel settore umanitario siano stati presi di mira solleva interrogativi sul rispetto di queste linee guida.
Gli avvocati di Mediterranea hanno sottolineato la necessità di identificare i responsabili. Hanno esposto preoccupazioni per la mancata chiarezza su come e perché alcune figure pubbliche, tra cui attivisti e un direttore di testata giornalistica, siano stati oggetto di tali intrusione informative. La questione si complica ulteriormente, poiché i legali hanno suggerito che potrebbero trattarsi di intercettazioni autorizzate dai servizi di sicurezza, ma queste dovrebbero essere giustificate solo per motivi di terrorismo internazionale.
La denuncia di Caccia ha suscitato un ampio dibattito all’interno della comunità per i diritti umani e dell’opinione pubblica. Esponenti di varie organizzazioni si sono uniti al coro di richieste di chiarezza e trasparenza da parte delle autorità. È fondamentale garantire la protezione delle persone che operano in situazioni di grande vulnerabilità e il rispetto dei diritti fondamentali.
La questione di cosa significhi la sorveglianza in nome della sicurezza nazionale rispetto alla libertà di associazione e espressione è più attuale che mai. In questo contesto, la lotta per la protezione dei diritti umani è diventata un tema cruciale, particolarmente in un’epoca in cui la tecnologia può essere usata per violare privacità e libertà. La richiesta di rendere noti i motivi e le responsabilità dietro a tali pratiche è essenziale affinché si possano tutelare i diritti di tutti coloro che operano nel campo umanitario e della solidarietà.