Eric Clapton, nato il 30 marzo 1945, è uno dei chitarristi più influenti della storia del rock. Con una carriera che si estende per oltre sei decenni, ha attraversato diverse epoche musicali e ha collaborato con alcuni dei nomi più importanti della musica. Tuttavia, la sua vita è stata segnata anche da eventi tragici e sfide personali che hanno influenzato profondamente la sua arte.
Gli esordi musicali negli Yardbirds
Clapton inizia a suonare la chitarra all’età di quindici anni, ispirato dal blues. Dopo aver lasciato la scuola, si esibisce nei pub e nelle strade prima di unirsi ai Roosters per un breve periodo. Nel 1963 entra a far parte degli Yardbirds, dove rimane fino al marzo del 1965. Durante questo tempo sviluppa uno stile distintivo che lo rende rapidamente noto nella scena musicale britannica.
Il soprannome “Slowhand” nasce durante i concerti: quando Clapton rompeva una corda della chitarra, il pubblico iniziava a battere le mani lentamente mentre lui sostituiva il cordino rotto sul palco. Questo gesto diventa parte integrante della sua immagine pubblica e contribuisce alla sua crescente fama.
Tuttavia, l’evoluzione musicale degli Yardbirds verso sonorità pop non soddisfa Clapton che decide di lasciare il gruppo nel tentativo di seguire una direzione artistica più affine al suo amore per il blues.
L’esperienza con i Bluesbreakers
Dopo gli Yardbirds, Clapton si unisce ai John Mayall & the Bluesbreakers nell’aprile del 1965. Qui incide l’album “Blues Breakers with Eric Clapton“, pubblicato solo dopo la sua partenza dalla band nel luglio del 1966. La qualità delle sue performance porta alla creazione dello slogan “Clapton is God“, scritto su un muro di Islington da un ammiratore anonimo nel ’67; questa frase diventa simbolo dell’ammirazione nei suoi confronti ma lo imbarazza profondamente.
La collaborazione con Mayall rappresenta un momento cruciale nella formazione artistica di Clapton e contribuisce ad affermarlo come uno dei chitarristi più talentuosi dell’epoca.
I Cream: l’apice della fama
Nel ’66 Clapton viene invitato dal batterista Ginger Baker a formare i Cream insieme al bassista Jack Bruce; nasce così uno dei primi supergruppi nella storia del rock. I Cream guadagnano notorietà grazie alle loro lunghe jam session live ed ai brani iconici come “Sunshine of Your Love”. Il gruppo raggiunge anche successo commerciale negli Stati Uniti ma si scioglie nel ’68 a causa delle tensioni interne alimentate dall’abuso di droghe e alcol tra i membri.
L’album d’addio “Goodbye” include “Badge”, scritto da Clapton insieme all’amico George Harrison; questa amicizia porterà in seguito a numerose collaborazioni tra i due musicisti.
Dalla formazione dei Blind Faith alla carriera solista
Dopo lo scioglimento dei Cream, Clapton forma i Blind Faith nel ’69 insieme a Ginger Baker e Steve Winwood; tuttavia durano poco tempo realizzando solo un album omonimo prima dello scioglimento avvenuto dopo sette mesi dall’inizio dell’avventura musicale insieme.
Successivamente collabora con Delaney & Bonnie che lo incoraggiano ad esplorare le sue capacità come cantautore; grazie all’aiuto di musicisti come Leon Russell registra il suo primo album solista intitolato semplicemente “Eric Clapton”. In questo periodo continua anche le collaborazioni con artisti leggendari come John Lennon e George Harrison contribuendo così ad arricchire ulteriormente il proprio bagaglio musicale ed esperienziale.
Derek and the Dominos: amore e dolore
Negli anni successivi fonda Derek and the Dominos dove continua ad esplorare nuove sonorità pur mantenendo sempre forte l’influenza blues sulla propria musica. È in questo contesto che scoppia una relazione complicata con Pattie Boyd, moglie dell’amico George Harrison; questa situazione difficile ispira gran parte delle canzoni contenute nell’album “Layla and Other Assorted Love Songs“.
Uscito nel ‘70 è considerato uno dei capolavori assoluti della musica rock grazie anche alla presenza della chitarra virtuosa di Duane Allman sul brano “Layla”. Tuttavia durante le registrazioni ci sono conflitti interni tra i membri portando infine allo scioglimento del gruppo poco dopo l’incidente mortale che colpisce Allman stesso nel ‘71 lasciando Clapton devastato dalla perdita dell’amico fraterno definito dallo stesso artista come “il fratello musicale mai avuto“.
Le sfide personali degli anni Settanta
All’inizio degli anni Settanta Eric affronta gravi problemi personali legati sia alla dipendenza da droghe sia all’alcolismo oltre alle complicazioni derivanti dalla relazione tumultuosa con Boyd culminata poi in matrimonio avvenuto solo dopo diversi anni dal divorzio da Harrison.
Dopo essersi ritirato dalle scene per alcuni periodi torna finalmente attivo pubblicando dischi significativi come “461 Ocean Boulevard” trainata dal successo commerciale ottenuto tramite la cover de “I Shot the Sheriff”.
Questa fase segna una rinascita professionale culminante poi nell’uscita dell’album “Slowhand” contenente brani iconici quali ”Wonderful Tonight” oltre alla celebre cover ”Cocaine”.
Successo continuo negli anni Ottanta
Negli ottanta prosegue collezionando successi nonostante continui problemi legati all’alcolismo cui cerca rimedio attraverso cure specifiche fino al definitivo recupero avvenuto nel ‘87.
Collabora frequentemente con artisti celebri quali Roger Waters o Phil Collins vincendo persino premi prestigiosi fra cui spicca BAFTA ricevuta per lavoro svolto assieme a Michael Kamen sulla colonna sonora serie tv “Edge of Darkness“.
Inoltre partecipa attivamente eventi benefici associandosi ai Bee Gees formando supergruppo Bunburys dedicandosi così anche agli aspetti umanitari attraverso la propria arte senza dimenticare mai però quanto vissuto precedentemente lungo tutto quel percorso tortuoso intrapreso sin dagli esordi musicalmente parlando.
La tragedia personale: morte del figlio Conor
Il dramma maggiore arriva però quando il figlio Conor muore tragicamente cadendo dalla finestra d’un grattacielo newyorkese dove viveva temporaneamente mentre era in visita presso parentela. Questo evento sconvolgente porta Clapton verso incontri regolari presso associazioni dedicate agli alcolisti anonimi cercando conforto dentro tale comunità.
La sofferenza profonda genererà poi composizioni indimenticabili fra cui spicca ”Tears In Heaven”, canzone dedicata proprio al piccolo Conor diventata subito simbolo non soltanto d’un lutto personale ma pure manifestazione emotiva universale toccante capace ancora oggi commuovere chiunque ascolti quelle note malinconiche accompagnate dalle parole intrise di dolore.