Diario da Gaza: la testimonianza di una giovane studentessa di Khan Yunis durante il conflitto

Dal 7 ottobre 2023, una giovane studentessa di Khan Yunis, Wi’am Qudaih, ha iniziato a documentare la sua vita quotidiana nella Striscia di Gaza, in un contesto di conflitto acceso. Le sue parole, scritte su quaderni, sono ora diventate un libro intitolato “Diario da Gaza“, pubblicato da Tamu Edizioni, disponibile dal 14 marzo. Qudaih, 19 anni, racconta come la guerra si manifesti in modo inatteso e devastante, distruggendo vite e speranze, e facendo eco alla drammatica esperienza di tanti palestinesi.

La realtà di Gaza: una vita tra guerre

Wi’am Qudaih descrive il suo vissuto con una prosa che evoca il contrasto tra la quotidianità e l’orrore. Attraverso le sue cronache, la giovane studentessa rende palese la difficoltà di crescere in un ambiente punteggiato da conflitti. “A Gaza si cresce fra una guerra e l’altra. La guerra arriva e ruba le nostre vite senza alcun permesso o preavviso. Nel 2014 ha rubato la vita di mia madre,” afferma. Queste parole riassumono la fragilità dell’esistenza sotto assedio e i traumi che segnano la vita di chi vive in questo contesto.

Il libro è stato tradotto dall’arabo da Sami Hallac e Roberta Stracquadanio e ha ricevuto una prefazione da Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per il territorio palestinese occupato. Albanese sottolinea l’importanza di questo diario, descrivendolo come una narrazione semplice ma incisiva che unisce memorie individuali e collettive di un genocidio.

Una narrazione autentica di eventi quotidiani

Il diario non si limita a raccontare il conflitto. Attraverso la scrittura, Qudaih esplora anche momenti di normale spensieratezza, come l’estate del 2023, quando ha superato gli esami di maturità e trascorso tempo con le amiche. Queste immagini di vita quotidiana sono bruscamente interrotte dall’inizio dell’assedio, segnando un passaggio drammatico da un’esistenza serena a una realtà segnata dalla paura e dal caos.

La scrittura di Qudaih riesce ad evocare il dolore di un’intera generazione. La sua narrazione è arricchita da episodi condivisi durante partite di calcio coi suoi amici, enfatizzando la leggerezza che viene distrutta dalla minaccia incessante dei bombardamenti. Un passaggio significativo riguarda il momento in cui, mentre descrive la gioia di una partita, i droni iniziano a sorvolare e a sparare, simbolizzando il ritorno della paura.

La dignità delle storie individuali in un contesto di guerra

Wi’am non si limita a descrivere la propria esperienza. Nel suo diario, raccoglie anche le storie di altre vittime del conflitto, creando un mosaico di voci che restituisce dignità e umanità a statistiche altrimenti anonime. In un tempo in cui le notizie possono apparire distaccate e disumanizzanti, la sua prosa offre un ritorno all’empatia e alla comprensione profonda delle individui.

Il diario diventa così un antidoto a un’informazione che corre il rischio di apparire superficiale. Grazie alla scrittura diretta e genuina di Wi’am, i lettori possono entrare in contatto con una realtà spesso dimenticata e complessa, che abbraccia la vita quotidiana di civili sotto attacco.

Esperienze e aspirazioni di una giovane donna in conflitto

Nata nel 2005 a Khan Yunis, Wi’am ha vissuto l’ora della guerra fin da piccola. Quando il conflitto è esploso, aveva appena terminato le scuole superiori. Nonostante gli eventi drammatici che circondano la sua vita, la giovane mantiene vivi i suoi sogni. Le sue aspirazioni includono lo studio della scrittura e della sceneggiatura, con il desiderio di pubblicare un romanzo. Questi sogni continuano a vivere in lei, anche in mezzo a circostanze così difficili.

Tamu Edizioni descrive il libro come una testimonianza storica e un forte appello alla coscienza collettiva, invitando i lettori a riflettere sulla resilienza di fronte a esperienze di vita estreme. Le parole di Wi’am rappresentano un atto di resistenza attraverso la memoria, essenziale per comprendere non solo il passato, ma anche il futuro di un popolo in cerca di pace.

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