Debito Inps: come gestire la restituzione di somme percepite indebitamente

Un’utente dell’Inps, dopo aver riconosciuto un debito di cinquemila euro e ottenuto una rateizzazione, si trova in difficoltà nel pagamento e cerca di capire se può annullare l’accordo.
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Nel 2014, un’utente ha ricevuto una comunicazione dall’Inps riguardante l’indebita percezione di assegni per un totale di circa cinquemila euro. Dopo aver richiesto e ottenuto una rateizzazione dell’importo in 72 mensilità, oggi si trova in difficoltà nel rispettare il piano di pagamento a causa delle sue circostanze familiari. La questione centrale è se sia possibile evitare il pagamento delle rate concordate.

Riconoscimento del debito e valore probatorio

La rateizzazione ottenuta dalla persona coinvolta rappresenta un chiaro riconoscimento del debito nei confronti dell’Inps. Questo atto non solo implica l’ammissione della responsabilità per l’importo dovuto, ma funge anche da prova legale che conferma l’esistenza del debito stesso. Di conseguenza, tale dichiarazione interrompe i termini di prescrizione e decadenza associati al credito dell’ente erogatore.

È importante notare che la possibilità di “revocare” quanto già riconosciuto è estremamente limitata e si applica solo a situazioni eccezionali. Pertanto, nel caso specifico della richiedente, non ci sono margini per annullare il debito o modificare le condizioni stabilite nella rateizzazione.

Prescrizione dei diritti all’indebita restituzione

Nel contesto giuridico italiano, il diritto dell’Inps a richiedere la restituzione delle somme indebitamente pagate si prescrive entro dieci anni dalla data in cui il diritto può essere fatto valere. Questo termine decorre dal momento in cui è avvenuto il pagamento non dovuto. Tuttavia, affinché questa prescrizione sia valida, non devono esserci state interruzioni o sospensioni legate alla comunicazione da parte del percettore riguardo alla decadenza dal beneficio.

Due elementi principali consentono all’Inps di avanzare richiesta per la restituzione: la scadenza della prescrizione e l’omessa comunicazione della decadenza da parte del percettore stesso. L’ente potrà chiedere indietro solo le somme erogate nei dieci anni precedenti alla richiesta formale; ad esempio, se una richiesta viene presentata nel marzo 2024, sarà possibile richiedere soltanto gli importi versati dall’aprile 2014 in poi.

Errori nell’erogazione e possibilità di ricorso

Un altro aspetto cruciale riguarda le cause che hanno portato all’erogazione errata dei fondi: potrebbe trattarsi di un errore amministrativo da parte dell’Inps oppure della mancata comunicazione da parte del percettore riguardo alla cessazione dei benefici ricevuti. In entrambi i casi esiste la possibilità per chi ha ricevuto indebitamente i fondi di presentare ricorso amministrativo presso l’Inps o avviare azioni legali presso un tribunale competente.

Tuttavia, va sottolineato che tali rimedi giuridici possono risultare complicati dalla situazione attuale della richiedente; infatti, poiché ha già riconosciuto ufficialmente il debito attraverso la rateizzazione concordata con l’ente previdenziale, questo atto cristallizza sia l’esistenza del debito stesso sia le modalità stabilite per restituire quanto percepito senza diritto.

Il servizio sportello legale de Il Tirreno offre supporto su queste tematiche grazie alla collaborazione con lo studio legale Depresbìteris-Scura; gli esperti rispondono settimanalmente ai quesiti inviati dai lettori tramite email dedicata.