Dazi di Trump sull’Europa: quali conseguenze economiche per l’Italia e il suo export?

Nel 2025, l’attenzione è rivolta ai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nei confronti dell’Europa, con un focus particolare sulle ripercussioni economiche per l’Italia e il suo export. Le misure commerciali annunciate da Trump potrebbero avere effetti notevoli su un’economia italiana già provata da molteplici sfide globali.

Le nuove misure di Trump

Durante la sua prima riunione di governo, tenutasi a Washington il 2 aprile 2025, Trump ha confermato l’introduzione di dazi nei confronti di Canada e Messico, mentre ha lasciato in sospeso le decisioni riguardanti l’Europa. Il presidente ha promesso che i dettagli sui dazi europei saranno resi noti a breve, motivando la sua scelta con la necessità di affrontare un deficit commerciale di 300 miliardi di dollari. Si ipotizza che i dazi possano essere applicati in modo generalizzato o selettivo, con tariffe più elevate per settori strategici come il farmaceutico e i semiconduttori.

Il mercato americano e l’export italiano

Un’analisi del Centro Studi di Confindustria mette in evidenza la vulnerabilità dell’Italia alle nuove tariffe. Il mercato americano rappresenta infatti il 22,2% delle esportazioni italiane verso paesi extra-UE, superando di quasi tre punti la media dell’Unione Europea, che si attesta al 19,7%. Nel 2024, l’export italiano verso gli Stati Uniti ha raggiunto i 65 miliardi di euro, generando un avanzo commerciale di 39 miliardi. Questi dati pongono l’Italia in una posizione delicata, poiché eventuali aumenti delle tariffe potrebbero compromettere gravemente le vendite.

Settori a rischio secondo Confindustria

L’analisi di Confindustria evidenzia i settori più esposti ai dazi americani. Tra questi si trovano le bevande, le auto e il settore farmaceutico, che insieme rappresentano oltre un terzo delle esportazioni italiane. Altri comparti vulnerabili includono autoveicoli, macchinari, pelli e calzature. Anche il settore della moda, simbolo del made in Italy negli Stati Uniti, è in allerta per le possibili ripercussioni delle nuove politiche commerciali.

Impatto sul manifatturiero

La situazione appare critica anche per il settore manifatturiero, che destina il 7% delle sue vendite agli Stati Uniti, principalmente attraverso flussi diretti. Secondo l’analisi di Confindustria, i comparti legati ai mezzi di trasporto e ai prodotti merceologici potrebbero subire un forte contraccolpo, considerando l’incremento della domanda registrato negli ultimi anni.

Le preoccupazioni di Confindustria

Nel corso di una riunione del Consiglio Generale di Confindustria, il presidente Emanuele Orsini ha espresso la sua “preoccupazione innegabile” riguardo alla possibilità di una spirale protezionistica dagli Stati Uniti. Orsini ha sottolineato l’importanza di un accordo bipartisan per il Paese e per l’Europa, avvertendo che le decisioni di Trump potrebbero “mettere in ginocchio imprese e lavoratori” in tempi brevissimi. Anche Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, ha confermato che tali misure avrebbero effetti devastanti sull’economia italiana.

Le conseguenze per l’industria

Lucia Aleotti, vicepresidente di Confindustria, ha avvertito che i dazi potrebbero infliggere un “colpo finale all’industria”. Ha messo in guardia non solo riguardo all’impatto sulle esportazioni italiane, ma anche sul rischio che le esportazioni cinesi, bloccate negli Stati Uniti, possano arrivare in Italia a prezzi stracciati. Aleotti ha chiesto all’Unione Europea di intensificare il supporto alle imprese e di aprirsi a nuovi mercati, come quello del Mercosur in America Latina.

Le stime economiche

Una simulazione dell’istituto di consulenza Prometeia, effettuata prima delle elezioni presidenziali, prevede che un aumento del 10% sui prodotti già soggetti a dazi potrebbe costare all’Italia oltre 4 miliardi di euro. Se i dazi venissero applicati in modo generalizzato, il costo potrebbe salire a 7 miliardi. Anche il gruppo Sace ha fornito stime simili, prevedendo un impatto sull’export pari a 6,8 miliardi fino al 2029.

Impatto territoriale

Secondo Confartigianato, l’export italiano potrebbe subire una contrazione di 11 miliardi, con un calo del 16,8% delle esportazioni verso gli Stati Uniti. L’analisi evidenzia i rischi per le piccole e medie imprese attive in settori come moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria. Le regioni più esposte ai dazi includono Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte e Lazio, con province come Milano, Firenze, Modena, Torino, Bologna e Vicenza che si trovano in prima linea.

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