Cybersecurity e libertà religiosa: il caso Graphite scuote la politica italiana

La questione del software Graphite, impiegato per spiare giornalisti e attivisti, sta creando un forte dibattito in Italia, sollevando interrogativi sulla libertà religiosa e il Concordato. Le audizioni al Copasir e le indagini in corso sono elementi chiave di una situazione complessa, che coinvolge direttamente figure politiche di spicco, come Matteo Renzi. Sarà interessante vedere come si evolveranno le indagini e se emergeranno nuovi dettagli sulle responsabilità di queste operazioni di spionaggio.

Il caso Graphite: dichiarazioni e indagini in corso

Negli ultimi giorni, il dibattito attorno al software Graphite, sviluppato dall’azienda israeliana Paragon, ha suscitato un notevole interesse. In particolare, il software è stato utilizzato contro giornalisti e attivisti, destando preoccupazione in merito al rispetto della legalità. Alfredo Mantovano, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, ha ribadito che “tutto ciò che si poteva dire è stato detto”, commentando le numerose interrogazioni parlamentari e le comunicazioni già rilasciate. Tuttavia, il caso rimane aperto e senza risposte definitive.

Due indagini, condotte dalle procure di Napoli e Palermo, sono state avviate a seguito delle denunce presentate dal direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e dall’attivista di Mediterranea, Luca Casarini. Recentemente si è unito a questa lista anche don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea. Se le accuse di spionaggio venissero confermate, Matteo Renzi ha espresso forte preoccupazione, parlando di una violazione del Concordato e della libertà religiosa, dati i legami del sacerdote con la Chiesa.

Il Copasir, il comitato per la sicurezza della Repubblica, si prepara ad ascoltare oggi il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi. Nelle scorse audizioni, i dirigenti delle agenzie di intelligence hanno negato di aver utilizzato spyware per intercettare politici e giornalisti. Anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha escluso l’utilizzo di strumenti di spionaggio da parte della polizia penitenziaria, rimasta l’unica forza dell’ordine a non aver completato le audizioni.

Audizioni al Copasir e le ombre del silenzio

Il Copasir ha avuto nei giorni scorsi diversi vertici delle agenzie di intelligence italiane, come Aisi e Aise, che hanno ammesso di aver in uso Graphite, ma hanno negato qualunque utilizzo illegale. Le indagini condotte a Napoli e Palermo sono ora coordinate dai magistrati, che stanno raccogliendo testimonianze da persone coinvolte nella vicenda. Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, ha assicurato che il lavoro dell’ente sarà rigoroso e meticoloso, con la possibilità di una relazione da presentare al Parlamento.

Tuttavia, la questione rimane intricata. Molti si chiedono chi possa aver autorizzato operazioni di spionaggio e con quale scopo, vista la delicatezza delle accuse. La preoccupazione per possibili intercettazioni di figure pubbliche e religiose ha concordato un allarme tra i membri del Parlamento e il resto della società. La trasparenza in questo caso è essenziale, ed il pubblico chiede risposte chiare e tempestive.

Matteo Renzi e la questione del Concordato

Matteo Renzi si sta battendo attivamente affinché venga fatta piena luce sul caso Graphite. Secondo il leader di Italia Viva, “L’Italia è diventato il Paese in cui ciascuno fa come gli pare tra intercettazioni, trojan e spie”. La sua denuncia si punta sul fatto che giovani professionisti e attivisti stiano subendo verifiche invasive e non sempre legali. Renzi ha anche menzionato la possibilità che Papa Francesco possa essere stato coinvolto in spiacevoli vicende di intercettazione, sottolineando che, se confermato, si tratterebbe di un vero scandalo.

Il congresso di Renzi si sofferma su quanto sia importante mantenere il rispetto della legge e dei diritti civili in Italia. Nel suo discorso ha fatto riferimento alla necessità di proteggere la libertà religiosa. “Se venisse provato che è stato spiato anche il sacerdote scelto dalla CEI per aiutare i migranti sarebbe una lesione del Concordato, ha dichiarato, chiaro nel suo intento di richiamare l’attenzione su questioni fondamentali.

Infine, Angelo Bonetti, leader dell’Alleanza Verdi Sinistra, ha risposto alle affermazioni di Mantovano, ponendo interrogativi su chi realmente autorizzi simili operazioni di spionaggio. Le sue osservazioni evidenziano la frustrazione di alcuni politici che si sentono esclusi dalle decisioni riguardanti la sicurezza nazionale. Per molti, il bisogno di chiarezza su questo argomento è diventato non solo un tema politico, ma una questione da risolvere per il bene della democrazia italiana.

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