La discussione riguardante i BRICS e il dollaro USA si è intensificata negli ultimi anni, con l’amministrazione di Donald Trump che ha portato a nuove dinamiche. Durante il mandato del presidente Joe Biden, i BRICS avevano cercato di promuovere la de-dollarizzazione, tuttavia i risultati concreti sono stati limitati. Con l’arrivo di Trump alla presidenza, le sfide per i BRICS sono aumentate, portando alcuni stati membri a riconsiderare la loro posizione sulla questione.
Brics e dollaro: Trump cerca di riconquistare la fiducia
I BRICS, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, sono un’organizzazione intergovernativa fondata nel 2009. Inizialmente composta da quattro paesi, il Sudafrica si è unito due anni dopo. Negli anni successivi, l’organizzazione ha visto l’ingresso di altre nazioni, evolvendosi nel BRICS+, che attualmente include anche Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran e Indonesia.
L’obiettivo principale dei BRICS è stato, fin dall’inizio, quello di creare una struttura finanziaria alternativa a quella del Fondo Monetario Internazionale (FMI), dominato dagli Stati Uniti. Nel 2009, i BRICS avevano proposto la creazione di una nuova valuta da utilizzare come riserva globale, un’idea che è emersa nello stesso anno in cui è stato introdotto il Bitcoin. Tuttavia, inizialmente non si parlava apertamente di de-dollarizzazione.
Nel 2022, la proposta di una nuova valuta globale è diventata un progetto concreto, volto a sfidare la supremazia del dollaro. Questo è avvenuto nel contesto dell’amministrazione Biden e in concomitanza con l’invasione russa dell’Ucraina.
La de-dollarizzazione
Nonostante le aspirazioni, la vera de-dollarizzazione non si è mai concretizzata. Con l’insediamento di Donald Trump alla presidenza, il dollaro ha mostrato segni di forza. Attualmente, il Dollar Index si attesta intorno a 108 punti, un valore che, sebbene inferiore al picco di 113 punti raggiunto nel 2022, continua a garantire agli Stati Uniti una posizione di vantaggio nel mercato globale.
Il rafforzamento del dollaro ha un impatto significativo sulle esportazioni verso gli USA, che rimangono il mercato più grande al mondo. Nonostante l’obiettivo di creare una moneta forte per aumentare il potere d’acquisto dei paesi BRICS, i risultati finora sono stati deludenti. Da quindici anni si parla di de-dollarizzazione, mentre il progetto di una valuta alternativa è in corso da tre anni, ma i progressi sono stati minimi.
Trump contro i brics
Dal momento in cui Donald Trump ha assunto la presidenza, il Dollar Index è passato da 103 a 110 punti, per poi stabilizzarsi a 108. Prima di questo periodo, il valore aveva raggiunto i 113 punti durante l’amministrazione Biden, prima di scendere nuovamente a 100. La storicità dei valori del Dollar Index suggerisce una stabilità della forza del dollaro nel lungo termine, rendendo difficile per i BRICS realizzare un’iniziativa di de-dollarizzazione di successo, soprattutto con l’elezione di Trump.
In particolare, l’India ha abbandonato l’idea di de-dollarizzazione, mentre anche l’Indonesia ha mostrato segni di apertura verso l’uso del dollaro nelle transazioni internazionali. Attualmente, solo Cina e Russia sembrano rimanere fermamente contrarie all’uso del dollaro.
La discesa del dollar index
Circolano voci secondo cui a Donald Trump potrebbe convenire un indebolimento del dollaro. La situazione commerciale degli Stati Uniti è caratterizzata da un forte squilibrio, con il paese che importa più di quanto esporta. Un dollaro forte favorisce le importazioni, ma ostacola le esportazioni. Attualmente, Trump sta cercando di affrontare questo problema attraverso l’imposizione di dazi, ma questo approccio potrebbe portare a un incremento dell’inflazione, un aspetto che gli USA non possono permettersi in questo momento.
Nel lungo periodo, una strategia più vantaggiosa per Trump potrebbe consistere nel rimuovere i dazi o nel non introdurne di nuovi, favorendo le esportazioni attraverso un dollaro più debole. Tuttavia, per ora, i dazi hanno avuto l’effetto contrario sul Dollar Index. Si mormora che a partire da marzo 2024 potrebbero verificarsi cambiamenti nella forza del dollaro, portando a un potenziale indebolimento.