Il medico di medicina generale svolge un ruolo essenziale nella promozione della vaccinazione contro l’Herpes zoster, una patologia in crescente aumento, soprattutto tra i pazienti over 40. Questo concetto è stato ribadito da Tecla Mastronuzzi, medico di Bari e responsabile nazionale della macroarea Prevenzione della Simg (Società Italiana di Medicina Generale), durante un incontro a Roma il 25 febbraio 2025. L’evento, patrocinato da GSK, si inserisce nella Settimana della prevenzione dal Fuoco di Sant’Antonio, che si svolge dal 24 febbraio al 2 marzo.
Il ruolo del medico nella prevenzione
Mastronuzzi ha messo in evidenza l’importanza del legame tra medico e paziente, affermando che “viviamo assieme ai nostri pazienti”. Questo rapporto consente ai medici di comprendere meglio le necessità e le vulnerabilità dei loro assistiti. “È molto probabile che ci sia un episodio di Herpes zoster“, ha dichiarato, sottolineando che un terzo dei pazienti sopra i 40 anni è a rischio di contrarre questa infezione. La responsabilità del medico è quindi quella di orientare i pazienti verso una decisione informata riguardo alla vaccinazione.
La vaccinazione è una misura preventiva cruciale, in particolare per i pazienti più fragili, che possono affrontare complicazioni gravi in caso di infezione. Mastronuzzi ha descritto l’Herpes zoster come un “incidente grosso, imprevedibile, ma prevenibile con il vaccino”. La sua esperienza le ha permesso di notare come la consapevolezza sui rischi associati a questa malattia sia spesso carente tra i pazienti.
Esperienze dirette e testimonianze
Durante il suo intervento, Mastronuzzi ha condiviso la storia di una paziente, Maria, affetta da diabete, che ha sviluppato l’Herpes zoster. “Maria si lamenta del suo dolore, che ‘brucia’, come suggerisce il nome della malattia”, ha raccontato. La dottoressa ha evidenziato che Maria non era a conoscenza del fatto che, essendo diabetica, avesse il 20% di probabilità di soffrire di nevralgia post-erpetica, una condizione dolorosa che può durare mesi o addirittura per tutta la vita.
In Italia, il tasso di ospedalizzazione per Herpes zoster è di 11 casi ogni 100.000 pazienti all’anno, traducendosi in circa 30 ricoveri all’anno a Bari e oltre 700 in una regione come l’Umbria. Nonostante ciò, Maria ha mostrato esitazione riguardo alla vaccinazione proposta dalla dottoressa, affermando che avrebbe “pensato” alla questione. Questo atteggiamento è tipico di chi non comprende la gravità della situazione e la prevenibilità dell’Herpes zoster attraverso un vaccino sicuro ed efficace, disponibile per i pazienti a partire dai 65 anni e per quelli considerati fragili.
La necessità di una maggiore consapevolezza
Mastronuzzi ha sottolineato che i pazienti con malattie croniche, come quelle respiratorie, cardiovascolari e oncologiche, sono particolarmente vulnerabili. Anche coloro che soffrono di patologie dermatologiche, che richiedono farmaci immunosoppressori, possono essere a maggior rischio di sviluppare l’Herpes zoster. La dottoressa ha ribadito l’importanza di una vaccinazione tempestiva per prevenire complicazioni.
Inoltre, ha avvertito che le terapie disponibili per trattare l’Herpes zoster devono essere somministrate entro le prime 72 ore dall’insorgenza della malattia per risultare efficaci. Tuttavia, ha sottolineato che i risultati di queste terapie sono spesso deludenti, poiché non alleviano i sintomi come la nevralgia post-erpetica né riducono i rischi a lungo termine, come le patologie cardiovascolari.
La consapevolezza e l’educazione dei pazienti sono quindi fondamentali per affrontare efficacemente l’Herpes zoster e promuovere la vaccinazione come strumento di prevenzione.