Il 13 gennaio 2025, un triste annuncio ha colpito la comunità di Salemi: Paolo Robino, ex infermiere di 74 anni, è deceduto in seguito a un improvviso infarto. La sua morte suscita preoccupazioni non solo per la perdita di un cittadino rispettato, ma anche per la lunga attesa di quattro mesi per i risultati di esami istologici vitali. La vicenda pone l’accento su un problema strutturale e burocratico all’interno della sanità, che coinvolge il laboratorio di Anatomia patologica dell’Asp, dove circa 3.000 esami erano rimasti in attesa.
La malattia e l’operazione
Paolo Robino era stato operato il 24 settembre 2024 presso l’ospedale di Marsala. L’intervento aveva comportato l’asportazione di un tumore, un momento cruciale per la sua salute. Dopo l’operazione, l’ex infermiere aveva atteso con ansia i risultati degli esami istologici necessari per determinare il tipo di intervento ulteriore richiesto e le possibili terapie da seguire. L’importanza di tali analisi era fondamentale, in quanto avrebbero potuto delineare un piano terapeutico appropriato e informare Robino e i suoi familiari sulle prospettive future.
L’assenza dei risultati e la situazione dei laboratori
La situazione è particolarmente grave considerando che, secondo fonti interne, la scorsa estate si erano accumulati circa 3.000 esami nel sistema sanitario locale, precisamente nei laboratori di Anatomia Patologica dell’Asp, situati negli ospedali di Trapani e Castelvetrano. La carenza di personale, insieme a procedure operative inadeguate e alla mancanza di strutture, hanno contribuito a questa crisi, mettendo in evidenza le difficoltà della gestione della sanità pubblica nella regione.
Questa realtà ha portato Paolo Robino a vivere un periodo di incertezze e ansie, trasformando la sua speranza di recupero in una situazione di attesa snervante. Non solo per lui personalmente, ma anche per la sua famiglia che si è trovata a dover affrontare il peso di un’attesa logorante. Molti pazienti si trovano nella stessa condizione, sollevando interrogativi sull’efficacia del servizio sanitario.
Le dichiarazioni delle autorità
L’indignazione suscitata dalla situazione ha spinto il direttore generale dell’Asp Trapani, Ferdinando Croce, a intervenire. “Chi ha sbagliato deve pagare”, ha affermato, indicando la necessità di chiarire le responsabilità in un contesto in cui la vita delle persone è seriamente minacciata dall’inefficienza familiare. Le parole di Croce sottolineano un impegno per un cambiamento, ma la realtà è che le promesse di miglioramenti spesso restano inascoltate.
La vicenda di Paolo Robino rappresenta non solo una tragica perdita, ma un appello accorato affinché le istituzioni affrontino i problemi strutturali che affliggono il servizio sanitario. Con l’arrivo di ulteriori richiami da parte di familiari e cittadini, è evidente che ci sarà la necessità di un riesame critico delle pratiche attuali e di un adeguato investimenti nelle risorse sanitarie.
La morte di Robino non deve diventare un caso isolato, ma piuttosto un punto di partenza per apportare miglioramenti reali e tangibili nella sanità pubblica.