Ravenna, 26 febbraio 2025 – La tragica morte di Giuseppe Montemurro, avvenuta in un incidente stradale il 3 ottobre 2015, torna a far discutere nelle aule di giustizia. Originario di Tricarico, in provincia di Matera, Giuseppe viveva a Villanova di Ravenna con la compagna e il loro bambino di un anno. La sera fatale, il giovane era uscito con due amici per trascorrere una serata in discoteca a Bagnacavallo. Durante il rientro, intorno alle 4.45, la Citroën C3 su cui viaggiavano si ribaltò, finendo in un campo. Giuseppe morì sul colpo, mentre i suoi due compagni riportarono ferite.
La riapertura del caso
La riapertura del processo per omicidio colposo stradale è stata avviata grazie alla determinazione del fratello di Giuseppe, Guido Montemurro, che nel 2020 ha sporto denuncia. Inizialmente, le indagini della Polstrada di Forlì e le testimonianze della ragazza presente nell’auto avevano stabilito che Giuseppe fosse alla guida al momento dell’incidente. Tuttavia, la famiglia Montemurro ha sempre contestato questa versione, sostenendo che Giuseppe non fosse solito guidare auto altrui e che avesse uno stile di vita sobrio, lontano dall’uso eccessivo di alcol.
L’analisi della posizione di Giuseppe nell’auto dopo l’incidente, ritrovato sui sedili posteriori, ha spinto la famiglia a cercare nuove risposte. Nel 2020, Guido ha ingaggiato consulenti tecnici che hanno messo in discussione la narrazione iniziale, suggerendo che alla guida ci fosse in realtà la proprietaria dell’auto, la ragazza sopravvissuta. Queste nuove evidenze hanno indotto la Procura ad aprire un fascicolo, con la giovane ora accusata di omicidio colposo stradale e lesioni colpose stradali, sebbene quest’ultima accusa sia già prescritta.
Le testimonianze in aula
Durante l’udienza di ieri, Guido ha espresso il profondo dolore e i sospetti della famiglia riguardo alla verità sull’incidente. Ha raccontato delle difficoltà nel confrontarsi con la ragazza, che si è sempre mostrata evasiva e protetta dai familiari. La sorella di Giuseppe, Maria Teresa, ha confermato questa impressione, ricordando un episodio in un bar in cui la madre dell’imputata allontanò la figlia mentre questa ripeteva “scusa, scusa”, prima che potesse fornire spiegazioni.
In aula è stato ascoltato anche l’amico che si trovava sul sedile posteriore al momento dell’incidente. Egli ha dichiarato di non ricordare con certezza chi fosse alla guida, pur ammettendo che quella sera avevano bevuto. Dopo l’impatto, si svegliò dolorante e insanguinato, ma non ricordava di aver visto Giuseppe sopra di lui, contrariamente a quanto riportato negli atti. L’amico ha invece ricordato la disperazione dell’amica comune per aver permesso a Giuseppe di mettersi al volante.
Prospettive future del processo
Il processo si concentrerà principalmente sulle consulenze tecniche presentate, con la prossima udienza già fissata per il mese di giugno. La famiglia Montemurro, assistita dagli avvocati Emiliano Bianchi e Chiara Garzia, nutre la speranza che la verità emerga finalmente da questa intricata vicenda. La riapertura del caso rappresenta un passo significativo per cercare giustizia e chiarezza su un evento che ha segnato profondamente la vita dei familiari e degli amici di Giuseppe Montemurro.