Un gruppo di docenti vincitori del concorso PNRR1, insieme a specializzandi sul sostegno, ha indirizzato lettere ai ministri dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, oltre che al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questi insegnanti, a pochi passi dalla conclusione del Tirocinio Formativo Attivo , si trovano a dover rinunciare alla specializzazione, con il rischio di vanificare gli ingenti investimenti finanziari e i trasferimenti effettuati. L’assenza di una soluzione adeguata potrebbe portare alla perdita del loro ruolo.
Cambiamenti normativi e nuove regole
Il decreto 156 del 24 febbraio 2025 ha introdotto nuove regole che influenzano significativamente il percorso di formazione degli insegnanti. A differenza dell’anno accademico precedente, il nuovo provvedimento stabilisce che il IX ciclo del Tfa sostegno non possa essere frequentato in contemporanea con i percorsi abilitanti. Questa normativa, che richiede una frequenza obbligatoria per entrambi i corsi, ha creato una situazione complessa, costringendo molti docenti a dover scegliere tra il completamento del Tfa e la partecipazione ai percorsi abilitanti.
La questione si complica ulteriormente per coloro che, pur di ottenere questa qualificazione, hanno dovuto affrontare spostamenti settimanali tra diverse città italiane. Molti di loro, infatti, hanno dovuto pianificare spostamenti significativi, affrontando costi elevati per il vitto e l’alloggio, oltre a lunghe trasferte, tutto in nome della loro formazione professionale. Con la nuova legislazione, i docenti si trovano di fronte a una difficile scelta che potrebbe compromettere il futuro della loro carriera.
Richieste dei docenti
Nelle lettere inviate, i docenti sollecitano una revisione delle norme per consentire la compatibilità tra il Tfa sostegno e i percorsi abilitanti, simile a quanto avvenuto nel precedente ciclo VIII. In alternativa, chiedono di poter congelare il Tfa senza perdere le tasse già versate e gli esami sostenuti. La possibilità di mantenere valide le spese e i tirocini già completati appare fondamentale per molti, evitando così ulteriori perdite economiche.
“Lavoriamo per formare al meglio i nostri studenti, ma ora ci troviamo davanti a una scelta obbligata,” affermano. La frustrazione è palpabile, poiché il timore principale è di dover intraprendere un altro corso universitario, con costi aggiuntivi stimati attorno ai 2.000 euro, un onere difficile da sostenere per molti professionisti già indebitati o con risorse limitate.
Impatti professionali e futuri sconosciuti
Il clima attuale ha spinto i docenti a riflettere su un futuro incerto. L’idea di dover abbandonare il percorso di specializzazione, dopo aver investito in modo significativo tempo e denaro, genera ansia. Alcuni docenti evidenziano che si stanno precludendo opportunità di lavoro e di formazione che avrebbero potuto accrescere le loro competenze e rendere più efficiente il loro impatto nelle classi.
Oltre alla questione finanziaria, vi è l’aspetto emotivo e motivazionale. I docenti sono motivati dall’amore per l’insegnamento e dall’ambizione di fare la differenza per i loro studenti. Tuttavia, la pressione delle nuove normative mette in discussione la loro dedizione e le scelte professionali. Sebbene la dimensione burocratica possa sembrare distante, le conseguenze delle decisioni politiche si riversano direttamente sulle vite e le carriere di queste persone.
Con il passare del tempo, i docenti attendono con trepidazione una risposta dai vertici politici, nella speranza che le loro preoccupazioni vengano ascoltate e che si trovino soluzioni che possano salvaguardare il loro percorso formativo e professionale.