Crisi del cinema italiano: il blocco dei fondi pubblici e le conseguenze sulla produzione

L’industria cinematografica italiana è in crisi, con oltre il 70% delle produzioni ferme dal gennaio 2024 a causa del blocco dei fondi pubblici e dell’incertezza normativa.
Crisi del cinema italiano: il blocco dei fondi pubblici e le conseguenze sulla produzione - Socialmedialife.it

Negli ultimi mesi, l’industria cinematografica italiana ha affrontato una crisi senza precedenti, con un significativo blocco dei fondi pubblici destinati all’audiovisivo. Questa situazione ha portato a un fermo della produzione che ha colpito in particolare le piccole società di produzione. Le associazioni di categoria hanno denunciato che dal gennaio 2024 circa il 70% del settore è rimasto inattivo, evidenziando la gravità della situazione.

La protesta dell’industria cinematografica

Circa un anno fa, i rappresentanti di tutti i comparti dell’industria cinematografica si sono riuniti al cinema Adriano di Roma per discutere la crisi in atto. Marco Bellocchio, regista di fama e figura iconica del panorama italiano, ha sottolineato come fosse la prima volta che tutta la filiera protestava insieme contro il blocco dei finanziamenti pubblici. Da gennaio 2024 non erano stati assegnati fondi alle produzioni audiovisive, bloccando così sia le nuove realizzazioni sia i progetti in fase di sviluppo.

Il problema era aggravato dall’incertezza riguardo ai tempi e alle modalità con cui sarebbero stati sbloccati i bandi per l’assegnazione dei fondi. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, aveva annunciato una riforma delle modalità di finanziamento dell’audiovisivo per affrontare problematiche strutturali preesistenti; tuttavia, anche dopo lo sblocco avvenuto nell’ottobre scorso, molte produzioni hanno faticato a ripartire a causa delle nuove regole imposte.

L’impatto sulle produzioni

Secondo quanto riportano le associazioni delle categorie lavorative nel settore cinematografico italiano, oltre il 70% delle produzioni è rimasto fermo dall’inizio del 2024. Non esistono dati ufficialmente riconosciuti sul numero esatto delle produzioni mancate rispetto agli anni precedenti; tuttavia, è evidente che l’incertezza normativa ha reso difficile stimare correttamente l’attività produttiva attuale.

Un esempio emblematico è quello della Tempesta Film, nota per aver prodotto film acclamati come quelli di Alice Rohrwacher. Nel corso del 2024 non ha realizzato alcuna nuova pellicola ma si è limitata alla distribuzione dei film già completati nel periodo precedente al blocco dei fondi. Carlo Cresto-Dina, CEO dell’azienda, spiega come siano stati costretti ad attendere chiarimenti normativi prima di poter pianificare nuove opere: “Il film è un’impresa che si fa su base quadriennale,” afferma Cresto-Dina evidenziando le difficoltà legate alla programmazione senza certezze sui finanziamenti.

La situazione europea e internazionale

In Europa e nel resto del mondo, molti paesi sostengono la produzione audiovisiva attraverso contributi statali più consistenti rispetto all’Italia. Questo supporto mira a promuovere l’arte cinematografica riducendo la dipendenza dalle dinamiche economiche tradizionali e favorendo occupazione locale attraverso investimenti diretti nelle comunità.

La crisi italiana deriva anche da una transizione problematica post-pandemia: durante quel periodo erano state introdotte misure temporanee per facilitare l’accesso ai fondi pubblici; quando però il mercato si stava stabilizzando non sono state ripristinate le normative precedenti creando confusione tra produttori ed enti governativi riguardo ai requisiti necessari per ottenere finanziamenti.

Inoltre, vi sono crescentemente preoccupazioni relative ad irregolarità nella gestione degli stessi fondi da parte della magistratura italiana; questo scenario complesso contribuisce ulteriormente all’incertezza generale sul futuro prossimo dell’industria cinematografica nazionale.

Riforme necessarie e reazioni dal settore

Le modifiche annunciate dal ministro Sangiuliano durante la Mostra del Cinema di Venezia hanno suscitato fortissime critiche da parte degli operatori più piccoli dell’industria audiovisiva italiana poiché sembravano privilegiare grandi gruppi produttivi a scapito delle realtà indipendenti. I nuovi criteri prevedevano uno spostamento significativo dai contributi automatici verso quelli selettivi gestiti direttamente dalle commissioni ministeriali secondo parametri decisi dallo stesso ministero.

Queste misure avevano lo scopo dichiarato di evitare abusi nei confronti di chi ottiene finanziamenti senza poi distribuire effettivamente i propri film nelle sale italiane, ma risultavano irrealistiche secondo molti piccoli produttori costretti ora ad affrontare ricorsi legali contro tale decisione presso il Tar Lazio.

L’impatto economico complessivo sull’indotto generato dalla produzione audiovisiva in Italia risulta notevole: secondo Cassa Depositi e Prestiti, ci sarebbero circa 65 mila posti lavoro coinvolti direttamente o indirettamente nel settore con effetti positivi su altre aree economiche locali grazie agli investimenti effettuati dalle case produttrici nazionali ed estere negli ultimi anni grazie anche al sistema fiscale vantaggioso introdotto dalla legge Franceschini nel 2016.

Nonostante alcune grandi aziende abbiano trovato modi alternativi per continuare a produrre – come Wildside – gran parte dello scenario attuale resta critico con molte piccole realtà incapaci d’intraprendere nuovi progetti fino alla risoluzione definitiva della questione normativa aperta dai recentissimi cambiamenti legislativi.

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