Decisione della Corte d’appello di Milano
La Corte d’Appello di Milano ha recentemente preso una decisione significativa, respingendo la richiesta di ammissione degli atti relativi all’inchiesta bis nel processo d’appello che coinvolge Alessia Pifferi. Quest’ultima era stata condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana. La sentenza, emessa dai giudici il 15 marzo 2025, ha motivato il rifiuto dell’istanza presentata dall’avvocato Emanuele De Mitri, legale della parte civile, definendola “irrituale, irrilevante e non decisiva”.
Richiesta di documenti da parte della difesa
L’avvocato De Mitri aveva chiesto l’acquisizione di documenti forniti dal pubblico ministero Francesco De Tommasi, inerenti a indagini su presunti reati di falso e favoreggiamento che coinvolgono l’avvocata Alessia Pontenani, alcune psicologhe e Marco Garbarini, psichiatra e consulente della difesa. Secondo l’accusa, questi professionisti avrebbero “manipolato” la Pifferi per ottenere una perizia psichiatrica vantaggiosa.
Chiarimenti della Corte
La Corte ha specificato che le prove richieste erano già conosciute dalla pubblica accusa durante il primo grado di giudizio, ma non erano state incluse negli atti e non erano state sottoposte all’analisi del primo giudice. Inoltre, le presunte “suggestioni” e il presunto esito “artefatto” del test Wais non avrebbero avuto alcun effetto sulla perizia di primo grado, né avrebbero potuto influenzare i risultati della perizia collegiale disposta.
Prossimi passi nel processo
Il processo riprenderà il 2 luglio 2025, data in cui saranno esaminati i periti. A partire dal 26 marzo, questi esperti avranno a disposizione 90 giorni per valutare se Alessia Pifferi fosse capace di intendere e volere al momento dei fatti. In primo grado, la perizia dello psichiatra Elvezio Pirfo aveva stabilito che la donna era capace. L’accusa sostiene che Pifferi abbia lasciato morire di stenti la figlia Diana, di soli 18 mesi, abbandonandola a casa da sola per quasi sei giorni nel luglio del 2022.