Il 5 aprile, l’Adafa di Cremona ospiterà un concerto speciale patrocinato dall’Archivio Storico Ricordi. L’evento vedrà la partecipazione dell’orchestra MAGMA musica, un giovane ensemble che si sta facendo strada nel panorama musicale cremonese. Il programma del concerto include brani di Johann Sebastian Bach, Antonio Savasta, Alfredo Casella e Mario Pilati, con l’obiettivo di far conoscere compositori meno noti ma significativi per la storia della musica italiana.
L’importanza dell’iniziativa musicale
L’Adafa si distingue per il suo impegno nella promozione della cultura musicale attraverso eventi come questo concerto. La scelta di includere opere di autori storici italiani permette non solo una riscoperta del repertorio novecentesco ma anche una valorizzazione delle figure che hanno contribuito alla sua evoluzione. In particolare, Mario Pilati rappresenta un esempio emblematico: la sua musica è caratterizzata da una fusione tra tradizione e innovazione.
La Suite per pianoforte e archi che sarà eseguita durante il concerto è uno dei primi lavori significativi del compositore napoletano. Scritta nel 1925 e presentata al Teatro Civico di Cagliari nello stesso anno, questa opera ha riscosso un notevole successo ed è stata pubblicata dalla Casa editrice Ricordi poco dopo la vittoria del premio Coolidge da parte dell’autore.
Chi era Mario Pilati?
Mario Pilati nacque a Napoli il 16 ottobre 1903 e studiò al Conservatorio S. Pietro a Majella sotto Antonio Savasta. Fin dai suoi anni formativi dimostrò una spiccata versatilità sia come compositore sia come insegnante. Dopo aver iniziato la carriera docente nel 1924 presso il Civico liceo musicale di Cagliari, si trasferì a Milano dove entrò in contatto con importanti figure musicali dell’epoca.
Pilati fu legato da grande stima a Ildebrando Pizzetti; quest’ultimo lo considerava quasi un allievo spirituale. Nei suoi primi dieci anni di carriera cercò attivamente affermazione nel mondo della musica contemporanea italiana, ottenendo riconoscimenti già in giovane età grazie alla Sonata per flauto e pianoforte.
Parallelamente all’attività compositiva sviluppò anche idee didattiche innovative attraverso progetti come il Trattato incompiuto su contrappunto e composizione musicale; qui cercava approcci nuovi all’insegnamento tradizionale collegando pratica creativa ed evoluzione storica delle forme musicali.
La Suite: struttura e significato
La Suite per pianoforte e archi riflette l’affetto di Pilati verso le forme classiche reinterpretate con uno stile personale che mescola elementi storici con linguaggi moderni. Utilizza danze tradizionali come sarabanda o minuetto in chiave contemporanea creando così un equilibrio timbrico tra solista ed ensemble d’archi.
Nel corso degli anni ’30, i lavori più tardi evidenziano sempre più influenze della musica napoletana; opere come Echi di Napoli testimoniano questa evoluzione stilistica culminante nell’opera incompleta Piedigrotta concepita quale “opera popolare napoletana”.
Il brano eseguito durante il concerto non solo offre uno spaccato significativo sulla produzione giovanile del maestro ma rappresenta anche una pietra miliare nella letteratura cameristica italiana contribuendo ad arricchire questo repertorio attraverso scelte tecniche accessibili ai musicisti emergenti.
Riscoprire i tesori musicali italiani
L’Archivio Storico Ricordi gioca un ruolo fondamentale nella conservazione dei documenti legati alla storia della musica italiana dal 1808 ad oggi; grazie ai progetti digitalizzati molti materiali sono ora accessibili online permettendo studiosi ed appassionati d’approfondire aspetti meno conosciuti delle vite artistiche dei grandi nomi della musica passata.
Tra questi documenti ci sono lettere scritte dallo stesso Pilati riguardo alla pubblicazione della Suite inviata al Commendatore Carlo Clausetti; queste comunicazioni offrono dettagli interessanti sul processo creativo del maestro oltre alle sue intenzioni didattiche mirate ad arricchire le possibilità espressive degli studenti nei concertini orchestrali.
Inoltre, le recensioni contemporanee lodavano già allora le sue capacità innovative sottolineando quanto fosse importante tornare alle radici senza rinunciare allo sviluppo artistico moderno: “tornate all’antico sarà progresso”, recitava infatti uno slogan molto diffuso tra i musicisti italiani dell’epoca.
Il prossimo appuntamento quindi non rappresenta soltanto l’esecuzione musicale ma diventa occasione preziosa per riconsiderare figure fondamentali quali quella di Mario Pilati nell’ambito culturale italiano contemporaneo.