Attacco informatico a giornalisti e attivisti: i dettagli sul caso Paragon al Parlamento Europeo - Socialmedialife.it
Nel cuore dell’Unione Europea, un caso di spionaggio informatico ha sollevato interrogativi sulla libertà di stampa e sulla privacy dei cittadini. Gli esperti di Citizen Lab hanno avviato indagini dettagliate sui tentativi di intrusione nei dispositivi di oltre novanta giornalisti e attivisti, attraverso un software spia noto come Graphite. Questa situazione ha attirato l’attenzione degli europarlamentari, ponendo l’accento sull’importanza di garantire la sicurezza e i diritti fondamentali in un contesto democratico. Il prossimo rapporto mostra le prime evidenze di attacchi risalenti a Paragon Solutions.
John Scott Railton, un ricercatore di Citizen Lab, ha annunciato che il primo rapporto pubblico sul caso Paragon sarà reso disponibile a breve. Durante una conferenza organizzata dai Verdi al Parlamento Europeo, ha indicato che ci sono già delle prove forensi a sostegno della tesi che l’applicazione di messaggistica Whatsapp potrebbe essere stata utilizzata come veicolo per l’infezione da spyware. Railton ha evidenziato come l’intenzione fosse quella di rimanere sotto traccia, causandone un monitoraggio difficoltoso. I team di Citizen Lab hanno collaborato con Meta per identificare i bersagli e avvisarli.
La natura silenziosa della tecnologia Graphite è particolarmente allarmante. Railton ha sottolineato che i metodi di infiltrazione utilizzati potrebbero essere più ampi di quanto inizialmente pensato. Infatti, alcuni utenti non hanno ricevuto avvisi tramite Whatsapp, il che implica una potenziale estensione del numero delle vittime. L’esperto ha suggerito che ci potrebbero essere molti altri soggetti colpiti, specialmente in Italia, che non sono stati ancora identificati.
David Yambio, attivista e presidente dell’organizzazione Refugee From Libya, ha condiviso la sua esperienza personale riguardo al danno subito a causa di questa attività di spionaggio. Yambio ha dichiarato di non aspettarsi che tali pratiche potessero verificarsi in un contesto democratico come l’Italia, avendo vissuto in realtà molto più oppressive. Il suo intervento ha messo in evidenza la vulnerabilità di chi opera in ambito sociale e civile, e come la sorveglianza possa minare la libertà di parola e il lavoro di attivismo.
Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, ha criticato l’assenza di chiarezza e trasparenza da parte delle istituzioni in merito al caso Paragon. Nonostante la decisione di rendere pubblica la questione di spionaggio, Cancellato ha denunciato che le risposte fornite da diversi enti sono state poco dettagliate e spesso evasive, evidenziando una mancanza di responsabilità.
Le preoccupazioni sul caso Paragon sono state amplificate dagli europarlamentari, in particolare da Leoluca Orlando, che ha sostenuto la necessità di attuare misure preventive affinché simili attacchi non diventino la norma. Orlando ha espresso il suo allarme per le affermazioni fatte da Matteo Salvini su una presunta guerra interna nei servizi segreti. Queste dichiarazioni, secondo Orlando, gettano una luce inquietante sull’intera situazione.
Le europarlamentari verdi, Hannah Neumann e Saskia Bricmont, hanno ribadito l’importanza di un’azione rapida da parte della Commissione Europea per fare chiarezza su questo scandalo, oltre a chiedere un divieto totale sull’utilizzo di strumenti di sorveglianza all’interno dell’Unione. Neumann ha sottolineato che la protezione della libertà e della privacy dei cittadini è fondamentale, affermando che l’Europa deve garantire i diritti civili.
Durante un incontro interno al Parlamento, il tema della sorveglianza ha sollevato preoccupazioni significative riguardo alla sicurezza delle fonti giornalistiche. Sandro Ruotolo, europarlamentare del Partito Democratico, ha richiamato l’attenzione sul fatto che la normativa comunitaria stabilisce chiaramente le responsabilità degli Stati membri di proteggere le fonti. Ruotolo ha descritto il caso Paragon come un esempio lampante di ciò che non deve accadere in un contesto europeo, sottolineando che 90 persone colpite in 13 Stati membri rappresentano una minaccia grave per la libertà di stampa.
Le indagini su Graphite continuano ad essere di cruciale importanza, non solo per identificare le vittime già note ma anche per scoprire ulteriori casi di intrusione che potrebbero rimanere sconosciuti. La crescente allerta su questo tema richiede un impegno collettivo per garantire una vera protezione ai diritti fondamentali e un’adeguata risposta istituzionale.