Arresto a Milano: Giovanni Oggioni coinvolto in un'inchiesta sull'urbanistica - Socialmedialife.it
L’arresto di Giovanni Oggioni, ex dirigente del Comune di Milano, segna un punto cruciale in uno dei filoni dell’inchiesta che investe la gestione urbanistica della città. Oggioni, identificato come un intermediario tra pubblico e privato, è accusato di aver favorito gli interessi di imprese edili e di aver orchestrato manovre per influenzare decisioni politiche. Queste accuse emergono da una richiesta di custodia cautelare redatta dai pubblici ministeri, in un contesto di severe indagini sulle pratiche urbanistiche nel capoluogo lombardo.
Giovanni Oggioni ha ricoperto ruoli significativi all’interno della Commissione paesaggio e avrebbe, secondo le indagini, avuto un ruolo chiave nel favorire varie imprese edili. Insieme a Marco Cerri, progettista anch’esso indagato, Oggioni avrebbe pilotato la proposta di legge “Salva Milano” tramite canali politici, nel tentativo di assicurare vantaggi alle realtà edilizie. Questo approccio ha suscitato particolare preoccupazione tra gli investigatori, i quali ritengono che tali manovre possano aver compromesso l’integrità delle procedure urbanistiche della città. Le intercettazioni telefoniche forniscono un quadro dettagliato delle sue intenzioni e delle sue lamentele riguardo le scelte della giunta comunale.
Le intercettazioni, risalenti a settembre dello scorso anno, mettono in luce le preoccupazioni di Oggioni. In una conversazione con un ex direttore dello Sportello unico edilizia, egli lamenta la paralisi dei cantieri causata dalle indagini e critica il sindaco Giuseppe Sala per non aver preso misure decisive. Propone che l’assessore alla Rigenerazione urbana, Tancredi, dovesse apportare modifiche al Piano di Governo del Territorio per facilitare il riavvio dei progetti edilizi. È chiaro che Oggioni si senta frustrato da un sistema che non sembra andare nel verso giusto per i suoi interessi professionali e per le aziende con cui collaborava.
Un altro aspetto rilevante emerso dall’inchiesta è il supposto ruolo di Oggioni nel manipolare le nomine e le candidature dei membri della Commissione per il paesaggio, fondamentale per l’approvazione dei titoli edilizi. Secondo l’accusa, avrebbe cercato di escludere figure critiche, definendo alcuni professionisti come “rompicog…”, evidenziando così un tentativo di indirizzare le decisioni della commissione stessa in favore di pratiche non sempre conformi alla legge. Questa situazione suscita interrogazioni su come siano stati gestiti i procedimenti di approvazione delle pratiche edilizie in un contesto già complesso come quello milanese.
Stando ai documenti emersi dalle indagini, il comportamento di Oggioni non è isolato, ma si colloca all’interno di una rete più ampia di collusioni che mettono in discussione l’integrità delle pratiche edilizie a Milano. Questo caso, che coinvolge figure chiave dell’amministrazione locale, continua a svilupparsi e avrà ripercussioni significative sul dialogo tra pubblico e privato nel settore urbano.