Marco Scutto, noto per la sua attività criminale in Campania, è attualmente in carcere con l’accusa di omicidio plurimo e tentato omicidio. Il suo nome è emerso dopo un audace colpo ai danni della filiale Banca Intesa San Paolo a Casale Monferrato, dove una banda ha sottratto valori per oltre quindici milioni di euro. La modalità del furto ricorda le trame dei film d’azione, ma la realtà si è rivelata ben più complessa e violenta.
Il piano del furto: un tunnel degno di un film
Il piano messo in atto dalla banda era ambizioso e meticoloso. Gli investigatori hanno ricostruito che i membri del gruppo avevano scavato un tunnel nella rete fognaria della città, partendo da un negozio affittato appositamente per l’occasione. Questo tunnel portava direttamente al caveau della banca, permettendo loro di accedere senza destare sospetti.
Durante il colpo, gli allarmi sono stati disattivati e la parete del caveau abbattuta con precisione. I ladri hanno quindi aperto circa duecentocinquanta cassette di sicurezza, svuotandole dei loro contenuti preziosi. Tuttavia, nonostante l’accuratezza dell’operazione iniziale, gli indagati hanno commesso un errore fatale: durante il furto si sono fermati a mangiare e bere all’interno della banca. Questo gesto ha lasciato tracce evidenti che ora costituiscono prove contro di loro.
La Procura di Vercelli ha avviato indagini approfondite sul caso e undici persone risultano attualmente indagate per vari ruoli nel crimine organizzato legato al furto.
Marco Scutto: il cervello dietro l’operazione
Al centro delle indagini c’è Marco Scutto, 44 anni ed etichettato come “il re delle rapine”. Secondo le autorità competenti, egli sarebbe stato non solo l’ideatore ma anche il coordinatore dell’intera operazione criminale. Le forze dell’ordine lo descrivono come una figura chiave nel gruppo; lui stesso si dichiara estraneo ai fatti attraverso il suo legale.
Scutto avrebbe avuto compiti specifici durante il colpo: fungeva da palo mentre i suoi complici eseguivano materialmente il furto. Effettuava ripetuti passaggi nei pressi della banca per monitorare eventuali arrivi delle forze dell’ordine e avvisare i suoi complici tramite segnali concordati.
La sua carriera criminale lo aveva già reso noto alle autorità campane prima degli eventi recenti a Casale Monferrato; tuttavia ora si trova ad affrontare accuse gravi che potrebbero portarlo a scontare pene severe se riconosciuto colpevole.
Un regolamento di conti violento
Oltre alle accuse relative al furto nella banca piemontese, Marco Scutto è coinvolto anche in una vicenda separata che risale allo scorso maggio a Napoli. In quella occasione sarebbe stato implicato in tre sparatorie avvenute nel quartiere Capodimonte durante quello che sembra essere stato un regolamento tra bande rivali riguardante la spartizione dei proventi da attività criminose precedenti.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile hanno rivelato dettagli inquietanti su questi eventi violenti; secondo quanto emerso dalle testimonianze raccolte dagli agenti guidati dal capo Giovanni Leuci, le sparatorie erano interconnesse tra loro piuttosto che incidentali come inizialmente pensavano gli investigatori stessi.
Scutto è accusato non solo di tentativo triplice omicidio ma anche porto illegale d’arma da fuoco in luogo pubblico dopo aver sparato contro membri rivali specializzati nei cosiddetti “furti con spaccata”. Tra i feriti vi era Gennaro Esposito, anch’egli coinvolto nell’assalto alla Banca Intesa San Paolo. Fortunatamente uno degli obiettivi rimase illeso poiché la pistola impugnata da Scutto andò incontro a malfunzionamenti tecnici proprio mentre stava tentando ulteriormente d’aprire fuoco sui suoi bersagli.