Arrestato giovane boss della droga per false dichiarazioni sul reddito di cittadinanza

Alessio Capogna, giovane esponente della criminalità romana, e sua moglie accusati di aver percepito illegalmente oltre 36 mila euro di reddito di cittadinanza mentre erano in carcere.
Arrestato giovane boss della droga per false dichiarazioni sul reddito di cittadinanza - Socialmedialife.it

Un giovane esponente della criminalità romana, Alessio Capogna, è stato accusato di aver ottenuto indebitamente il reddito di cittadinanza mentre era in carcere. Insieme a lui, anche sua moglie è coinvolta nell’inchiesta. Le indagini hanno rivelato che i due avrebbero percepito oltre 35 mila euro in sussidi nonostante la loro condizione detentiva.

L’accusa e le modalità del reato

Alessio Capogna, classe 1991 e cugino dei noti collaboratori di giustizia Fabrizio e Simone, è considerato dai carabinieri il capo di una rete di spaccio smantellata recentemente. Questa rete operava principalmente nel quartiere San Basilio e riforniva le zone della movida romana come Piazza Navona e Piazza del Fico. Le accuse nei confronti suoi e della moglie riguardano la richiesta del reddito di cittadinanza durante il periodo in cui erano detenuti, un atto vietato dalla legge italiana.

Dal 2021 al 2022, i due avrebbero presentato domanda per ricevere il sussidio statale nonostante fossero impossibilitati a cercare lavoro a causa della loro detenzione. Secondo quanto riportato nel capo d’imputazione redatto dalla procura di Roma, sono stati percepiti esattamente 36mila e 503 euro. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per entrambi gli imputati; attualmente sono assistiti dall’avvocato Giancarlo Di Giulio.

Il giudice dell’udienza preliminare deciderà nelle prossime settimane se procedere con un processo ordinario o se accettare una richiesta da parte degli imputati per essere giudicati con rito abbreviato. Quest’ultima opzione permetterebbe loro uno sconto sulla pena prevista.

Il ruolo dell’Inps nella scoperta dell’illegalità

Le forze dell’ordine sono state fondamentali nella scoperta delle irregolarità legate al reddito di cittadinanza richiesto da Capogna e sua moglie. Dopo aver segnalato l’accaduto all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale , l’erogazione dei fondi è stata interrotta immediatamente. Questo caso non rappresenta un episodio isolato: negli ultimi anni si sono verificati diversi casi simili dove persone con precedenti penali hanno tentato fraudolentemente di ottenere sussidi statali.

Secondo la normativa vigente, chi ha subito condanne penali o misure cautelari negli ultimi dieci anni non può richiedere il reddito di cittadinanza; tuttavia molti riuscivano ad aggirare questo divieto omettendo tali informazioni nelle domande ufficiali. L’Inps non effettuava controlli approfonditi sul casellario giudiziario dei richiedenti; questa responsabilità ricadeva sulle forze dell’ordine che hanno portando alla luce diverse situazioni problematiche legate ai clan mafiosi romani come Casamonica e Spada.

L’indagine su Alessio Capogna

L’indagine su Alessio Capogna è iniziata nel 2023 ed ha messo in luce attività sospette legate alla vendita al dettaglio delle sostanze stupefacenti nel centro storico romano. I carabinieri hanno identificato un gruppo noto come “Lele”, organizzazione guidata da Capogna stesso secondo quanto riportano gli atti ufficiali firmati dal gip romano.

L’associazione era specializzata nella distribuzione sia cocaina che crack ed era ben strutturata: si occupava dalla gestione logistica all’arruolamento dei nuovi membri fino alla contabilità quotidiana delle operazioni illegali svolte dal gruppo criminale stesso. La rete operativa aveva base logistica proprio nel quartiere San Basilio ed era responsabile del traffico illecito che interessava anche altre aree centrali molto frequentate dai giovani romani.

La situazione attuale evidenzia ancora una volta le connessioni tra criminalità organizzata e pratiche fraudolente nei confronti dello Stato italiano attraverso l’abuso dei sussidi sociali destinati ai cittadini bisognosi.