Anna Piscopo presenta “Mangia!”: un film che esplora la vita nelle periferie di Catania

Il film “Mangia!” di Anna Piscopo esplora le frustrazioni e speranze di una comunità marginalizzata a Catania, affrontando temi di povertà, solitudine e il potere simbolico del cibo.
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Il nuovo film di Anna Piscopo, intitolato “Mangia!”, si propone di raccontare le frustrazioni e le speranze di una comunità ai margini della società catanese. Attraverso storie intrecciate che ruotano attorno al cibo, alla ricerca della felicità e alle esperienze quotidiane, la regista offre uno spaccato realistico e toccante della vita in periferia. Presentato al Bif&st, il film è l’adattamento dell’omonimo spettacolo teatrale ed è realizzato seguendo i principi del collettivo Dogma95.

Un’opera collettiva tra teatro e cinema

“Mangia!” nasce come un monologo teatrale che si trasforma in una narrazione cinematografica corale. La regista ha deciso di espandere il tema centrale su una serie di personaggi diversi, creando così un’opera collettiva dove il suo personaggio funge da collegamento tra storie variegate. Questo approccio permette allo spettatore di immergersi in una realtà complessa e sfaccettata.

La scelta del linguaggio visivo è stata influenzata dalle limitazioni economiche: girando con macchina a mano e utilizzando attori non professionisti reclutati direttamente dalle strade, Piscopo ha voluto mantenere un legame autentico con la realtà rappresentata. La collaborazione con Galliano Juso nella scrittura della sceneggiatura ha ulteriormente arricchito il progetto; Juso era noto per la sua esperienza nel panorama cinematografico italiano ed è stato fondamentale per guidare Piscopo nella transizione dal palcoscenico allo schermo.

I temi centrali: povertà, solitudine e desiderio

Il film affronta tematiche forti come la solitudine, la marginalità sociale e il desiderio di felicità attraverso l’elemento del cibo. Secondo Piscopo, il cibo rappresenta non solo un bisogno primario ma anche simboli più profondi legati alla povertà materiale ed emotiva dei protagonisti. In questo contesto sociale difficile, i personaggi vivono situazioni quotidiane segnate dalla mancanza; tutti appartengono a un tessuto proletario senza figure benestanti.

La regista sottolinea come nel suo racconto ci sia anche spazio per riflessioni più ampie sul potere associato al cibo: esso diventa strumento sia di soddisfazione immediata che fonte temporanea di felicità. Tuttavia questa gioia può essere effimera; l’abbuffata porta inevitabilmente a conseguenze negative fisiche ed emotive.

Riferimenti culturali: omaggi al cinema italiano

Nel corso dell’intervista emerge anche l’influenza del grande cinema italiano sulla pellicola. Sebbene non ci siano riferimenti diretti a “La grande abbuffata” di Marco Ferreri, Piscopo riconosce quanto quest’opera abbia contribuito alla sua visione artistica complessiva. Galliano Juso stesso aveva iniziato la sua carriera lavorando come assistente alla regia proprio con Ferreri; questo legame storico rende ancora più significativo l’omaggio implicito presente nel film.

L’approccio neorealista scelto da Piscopo si riflette nella scelta dei temi trattati ma anche nelle modalità espressive adottate durante le riprese. La volontà è quella di rimanere fedeli alle esperienze vissute dai protagonisti senza abbellire o romanzare troppo le loro storie personali.

Le sfide della regista nel panorama cinematografico contemporaneo

Realizzare “Mangia!” non è stato privo delle sue difficoltà per Anna Piscopo; lei stessa evidenzia quanto possa essere arduo per una donna affermarsi come regista in Italia oggi. Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni verso una maggiore inclusività nel settore audiovisivo, molte donne continuano ad affrontare ostacoli significativi riguardo credibilità e accesso ai finanziamenti necessari per sviluppare progetti ambiziosi.

Piscopo esprime chiaramente il suo desiderio non solo personale ma collettivo: ottenere maggior supporto economico affinché tutte le cineaste possano avere opportunità paritarie rispetto ai loro colleghi maschi basandosi sui meriti artistici piuttosto che sul genere d’appartenenza.