OpenAI ha recentemente annunciato di aver avviato colloqui con funzionari governativi riguardo a un’indagine in corso su DeepSeek. Questa comunicazione è stata rilasciata il 10 febbraio 2025, durante un’intervista con Bloomberg TV, dove Chris Lehane, responsabile degli affari globali della società, ha confermato il coinvolgimento dell’azienda con le autorità competenti.
L’azienda, nota per il suo prodotto di punta, ChatGPT, aveva precedentemente affermato di possedere prove che DeepSeek avesse addestrato i propri modelli di intelligenza artificiale utilizzando dati ottenuti in modo improprio dall’API di OpenAI. Questo ha sollevato preoccupazioni significative nel settore, dato il crescente dibattito sull’etica e la legalità nell’uso dei dati per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale.
Le accuse contro DeepSeek
OpenAI sostiene che le pratiche di DeepSeek siano inaccettabili, paragonando il processo di addestramento dell’azienda a quello di un individuo che copia un libro da una biblioteca e lo propone come proprio. In contrasto, Lehane ha descritto il metodo di OpenAI come un approccio più etico, simile a quello di apprendere da un libro senza appropriarsene. Questo confronto ha suscitato reazioni contrastanti, con alcuni critici che hanno messo in dubbio la coerenza delle posizioni di OpenAI, soprattutto considerando che numerosi editori stanno attualmente citando in giudizio la startup per l’uso di opere protette da copyright nei loro modelli.
Le accuse di violazione del copyright non sono nuove per OpenAI. Alcuni editori, tra cui il New York Times, hanno già avviato azioni legali contro l’azienda, sostenendo che i loro contenuti siano stati utilizzati senza autorizzazione. Questo contesto giuridico complesso ha portato a una maggiore attenzione sulle pratiche di raccolta dei dati da parte delle aziende tecnologiche e sull’impatto che queste hanno sui diritti d’autore.
Le implicazioni legali e etiche
L’indagine su DeepSeek rappresenta un momento cruciale per OpenAI, che cerca di stabilire un precedente su come le aziende tecnologiche dovrebbero gestire i dati di terzi. Se le accuse si rivelassero fondate, potrebbero esserci conseguenze significative non solo per DeepSeek, ma anche per il settore dell’intelligenza artificiale nel suo complesso. Le aziende potrebbero essere costrette a rivedere le proprie politiche di raccolta e utilizzo dei dati, e a implementare misure più rigorose per garantire la conformità alle normative sul copyright.
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta diventando sempre più prevalente, la questione della proprietà dei dati e dei diritti d’autore è destinata a rimanere al centro del dibattito pubblico. Le aziende dovranno affrontare le sfide legali e morali legate all’uso dei dati, e sarà fondamentale trovare un equilibrio tra innovazione e rispetto delle normative esistenti.
Il caso di DeepSeek potrebbe quindi fungere da catalizzatore per un cambiamento più ampio nella regolamentazione dell’uso dei dati nell’intelligenza artificiale, influenzando le pratiche future delle aziende e le aspettative dei consumatori.