Abdou M. Diouf: dalla neve di Arezzo a biologo e scrittore, un percorso di vita straordinario

Abdou M. Diouf, biologo molecolare e giornalista scientifico senegalese, racconta il suo percorso di vita ad Arezzo tra sfide migratorie, passione per la scienza e impegno nella cooperazione internazionale.
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Abdou M. Diouf, originario del Senegal e cresciuto ad Arezzo, racconta la sua storia personale che si intreccia con esperienze professionali significative. Oggi è un biologo molecolare, giornalista scientifico, pallavolista e autore di romanzi come “È sempre estate” e “Il pianista del Teranga“. La sua vita è caratterizzata da sfide superate e da una continua ricerca di identità in un contesto culturale complesso.

L’arrivo in Italia: il primo incontro con la neve

Nel dicembre del 1994, Abdou Diouf arriva ad Arezzo all’età di cinque anni insieme alla madre e alla sorella per ricongiungersi al padre. Ricorda vividamente il suo primo incontro con la neve: “La neve non l’avevo mai vista prima. Quando siamo arrivati ad Arezzo e nevicava, mi è sembrato qualcosa di magico”. Questo momento rappresenta l’inizio della sua nuova vita in Italia. Crescendo nella città toscana, ha vissuto esperienze formative che hanno influenzato le sue scelte future.

Da bambino sognava di diventare calciatore mentre giocava nella squadra locale Tuscar; tuttavia, il destino lo ha portato su strade diverse. Nonostante inizialmente non fosse particolarmente brillante negli studi – né in biologia né in italiano – durante gli anni universitari ha scoperto una passione per la scienza che lo ha guidato verso una carriera nel campo della biologia molecolare.

Un percorso professionale variegato

Abdou Diouf non si limita a essere solo un biologo; le sue esperienze lavorative includono collaborazioni presso l’Istituto Superiore di Sanità e Treccani, due istituzioni rispettate nel panorama scientifico italiano. In questo contesto sta sviluppando un progetto volto a integrare le sue competenze scientifiche con quelle culturali acquisite nel corso degli anni.

La pallavolo gioca anche un ruolo importante nella sua vita: “Giocare da professionista mi ha dato la possibilità di mantenermi gli studi”, spiega Diouf. Questo sport gli ha insegnato valori fondamentali come lo spirito collaborativo che cerca anche nel mondo lavorativo attuale.

Nonostante abbia lasciato Arezzo per opportunità professionali più ampie altrove, mantiene forti legami affettivi con la città dove vive ancora parte della sua famiglia ed amici più cari.

Le sfide dell’immigrazione

Uno dei temi centrali nella narrazione della vita di Abdou riguarda le difficoltà legate all’immigrazione e ai diritti civili. Riferendosi al lungo processo per ottenere la cittadinanza italiana – avvenuta solo a trent’anni – sottolinea come questa situazione abbia limitato alcune opportunità lavorative significative per lui: “Purtroppo la politica se ne occupa saltuariamente”.

Diouf riflette sulle disparità esistenti tra i diritti degli italiani rispetto agli immigrati senegalesi quando si tratta dell’accesso ai visti o delle opportunità lavorative disponibili nel paese ospitante. Questa consapevolezza lo spinge a voler cambiare il racconto mediatico sull’immigrazione attraverso iniziative concrete volte a migliorare le condizioni dei migranti.

Impegno nella cooperazione internazionale

Durante l’emergenza Covid-19, Abdou ha notato come molti test clinici venissero condotti in Africa senza considerare adeguatamente i ricercatori locali: “L’Africa non è un laboratorio”. Con questa affermazione intende promuovere investimenti nelle capacità locali piuttosto che sfruttarle semplicemente nei momenti critici senza costruire relazioni durature tra paesi occidentali ed africani.

Attualmente sta lavorando su programmi volti a facilitare collaborazioni tra giovani ricercatori italiani e senegalesi; crede fermamente nell’importanza delle borse studio come alternativa alle migrazioni forzate via mare.

La divulgazione scientifica come missione personale

Per Abdou M. Diouf, divulgare scienza significa semplificare concetti complessi affinché possano essere compresi dai giovani studenti; spera così d’essere d’ispirazione per altre generazioni provenienti da contesti simili al suo passato: “Se da piccolo avessi visto un biologo africano avrei capito prima che quel percorso era possibile anche per me”.

In aggiunta alla scrittura dei suoi romanzi fiction, sta realizzando testi informativi sulla scienza accessibili al grande pubblico; uno dei suoi lavori recenti include ‘Atlante degli alberi altrove’, dedicata agli alberi del Senegal in occasione del centenario del maestro Manzi.

Legami affettivi con Arezzo

Arezzo rimane comunque presente nei pensieri quotidiani di Abdou; menziona Piazza San Jacopo come luogo simbolico legato ai suoi primi anni trascorsi lì. Tuttavia, nota anche una mancanza significativa riguardo eventi multiculturali che potrebbero arricchire ulteriormente il tessuto sociale cittadino.

Un aneddoto particolare riguarda il film ‘La vita è bella‘ diretto da Roberto Benigni: alcuni compagni furono scelti come comparse mentre lui no, esperienza inizialmente dolorosa ma ora rivisitata col sorriso poiché riconosce quanto sia importante avere prospettive diverse sulla propria storia personale.