Mohammad Naveed, noto con diversi soprannomi tra cui Chachu, Dani e Khokar, è un uomo di 30 anni originario di Rawalpindi, nel Punjab pakistano. Fino a pochi giorni fa, la sua presenza era ignota alle autorità italiane, dove si era stabilito come richiedente asilo, cercando di ricostruire la propria vita. Tuttavia, la sua vita ha preso una piega drammatica quando è emerso che, secondo la giustizia ungherese, sarebbe coinvolto in un’organizzazione criminale specializzata nel traffico di esseri umani.
L’arresto di Naveed è avvenuto ad Asti, dove risiedeva, su richiesta della corte distrettuale di Zalaegerszeg, in Ungheria. Le accuse nei suoi confronti sono gravi: sarebbe stato identificato come uno dei principali membri di un’organizzazione che opera lungo la rotta balcanica, sfruttando la disperazione di migranti in cerca di un futuro migliore in Europa. Questo tragitto, che attraversa paesi come Turchia, Romania, Ungheria, Slovenia e Croazia, è noto per i suoi costi elevati e le sofferenze che comporta.
Dettagli dell’arresto
L’operazione che ha portato all’arresto di Mohammad Naveed è stata condotta dagli agenti della Squadra Mobile. Le indagini hanno avuto inizio a seguito di un inseguimento avvenuto nel novembre 2023, quando Naveed avrebbe trasportato quattro migranti pakistani da Budapest al confine ungherese con la Slovenia. Durante un controllo della polizia, il veicolo non si è fermato, provocando un inseguimento che ha portato al ritrovamento dell’auto abbandonata. Le successive indagini hanno rivelato la sua identità come organizzatore del trasporto, portando all’emissione di un mandato di cattura europeo.
Naveed è stato arrestato nel suo appartamento ad Asti e, dopo l’arresto, è stato portato davanti alla corte d’Appello di Torino, dove il suo avvocato, Jacopo, lo ha difeso. La corte si trova ora a dover esaminare il caso e decidere sulle procedure di estradizione verso l’Ungheria, dove rischia una condanna fino a 16 anni di reclusione.
Le prove raccolte dagli investigatori
Gli agenti della Squadra Mobile hanno utilizzato i profili di Naveed su TikTok per ricostruire la sua identità e i suoi molteplici soprannomi. Nonostante ufficialmente risulti disoccupato, i suoi video mostrano auto di lusso e altri beni costosi, sollevando sospetti sulla sua reale situazione economica. Durante la perquisizione del suo appartamento, gli investigatori hanno rinvenuto numerose fotografie di passaporti, per lo più appartenenti a cittadini pakistani e ad altri asiatici, insieme a sei tessere sanitarie.
Un altro elemento significativo emerso dalle indagini è un archivio di ricevute di pagamento, collegato a circuiti di money transfer. Questi canali sono frequentemente utilizzati dai trafficanti di migranti per effettuare pagamenti per i trasporti oltre confine. Le prove raccolte potrebbero rivelarsi cruciali per le autorità ungheresi nella costruzione del caso contro Naveed e nel tentativo di smantellare l’organizzazione di cui è accusato di far parte.