Myanmar: la risposta umanitaria dopo il terremoto di magnitudo 7.7

Un terremoto di magnitudo 7.7 colpisce il Myanmar, causando oltre 3.700 morti e danni ingenti; Fondazione Avsi lancia un appello per assistenza urgente e piani di ricostruzione a lungo termine.
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Il 28 marzo, un devastante terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar, con epicentro a nord-ovest della città di Sagaing. L’ong Fondazione Avsi, attiva nel Paese dal 2007, lancia un appello per non dimenticare le necessità urgenti della popolazione colpita. Guido Calvi, responsabile progetti dell’organizzazione, fornisce dettagli sulla situazione attuale e sulle risposte messe in atto.

Necessità immediate nelle aree colpite

Dopo il terremoto, Fondazione Avsi ha concentrato i suoi sforzi nella township di Nyaungshwe, una delle zone più danneggiate nello stato dello Shan meridionale. Qui molti villaggi sono costruiti su palafitte e hanno subito danni ingenti: oltre il 70% degli edifici è stato distrutto e circa il 30% è parzialmente danneggiato. Le prime necessità emerse riguardano gli alloggi e l’acqua potabile; la mancanza d’acqua è aggravata dalla contaminazione delle fonti a causa della distruzione delle infrastrutture.

Attualmente sono state identificate circa 2.500 famiglie vulnerabili che necessitano assistenza immediata in termini di cibo e beni essenziali. La risposta dell’ong si sta ampliando per includere interventi multisettoriali come la distribuzione di materiali per la ricostruzione degli alloggi e l’approvvigionamento alimentare.

Impatto del conflitto sulla risposta umanitaria

Nei giorni immediatamente successivi al sisma, la situazione sul campo era critica a causa dei combattimenti in corso nelle vicinanze delle aree operative dell’ong. I bombardamenti hanno rappresentato un rischio significativo per gli operatori umanitari e hanno rallentato le operazioni d’aiuto iniziali.

Fortunatamente ora si registra una tregua nel conflitto che ha facilitato l’accesso alle zone colpite; tuttavia rimangono difficoltà legate al rilascio dei visti necessari per il personale tecnico internazionale. Nonostante ciò, gli aiuti stanno continuando ad arrivare grazie alla presenza preesistente delle organizzazioni umanitarie nella regione.

Dati sulle vittime e danni strutturali

Le stime ufficiali indicano che oltre 3.700 persone sono morte a causa del terremoto mentre più di 4.800 sono rimaste ferite; anche le infrastrutture hanno subito gravi danni con oltre 1.800 scuole compromesse o distrutte ed almeno 41mila abitazioni danneggiate gravemente o abbattute completamente.

Le aree più colpite erano densamente popolate prima del sisma; ora oltre due milioni di persone richiedono assistenza urgente mentre vivono in condizioni già precarie dovute al conflitto interno che affligge il Paese da anni.

Struttura operativa dell’ong Avsi

Prima del terremoto, Fondazione Avsi contava circa trenta collaboratori nello stato dello Shan ed era già integrata con diverse organizzazioni locali della società civile attraverso dodici partner attivi nel Paese intero. L’ong collabora strettamente con Ocha seguendo direttive sia nazionali sia locali per garantire un’efficace distribuzione degli aiuti senza sovrapposizioni tra le varie organizzazioni coinvolte nei diversi settori d’intervento come educazione o riabilitazione abitativa.

Piani futuri per ricostruzione e resilienza

Avsi sta elaborando piani a medio-lungo termine mirando non solo alla risposta emergenziale ma anche alla fase successiva dedicata alla ricostruzione delle comunità colpite dal sisma. Tuttavia persiste un contesto difficile dovuto al conflitto ancora attivo nel Paese; prima del terremoto vi erano già più di tre milioni e mezzo di sfollati interni che continueranno ad avere bisogno d’assistenza anche dopo la crisi causata dal sisma. L’approccio adottato dall’ong mira a promuovere l’autonomia economica attraverso attività agricole sostenibili ed opportunità lavorative alternative supportate da formazione professionale adeguata alle esigenze locali.

Appello alla comunità internazionale

Fondazione Avsi rivolge un appello forte alla comunità internazionale affinché non dimentichi il Myanmar durante questa crisi complessa. Prima del terremoto questo era considerato uno dei contesti più trascurati globalmente dalla cooperazione internazionale; ora è fondamentale mantenere alta l’attenzione sul Paese affinché possano essere garantiti i fondamenti necessari allo sviluppo futuro della popolazione locale.

Figure specializzate richieste

Nel panorama attuale della cooperazione si evidenzia una crescente responsabilizzazione verso le comunità locali nella gestione degli aiuti umanitari. Sebbene ci sia bisogno immediato di esperti capaci nell’emergenza iniziale come quelli provenienti da esperienze pregresse in situazioni simili, nel lungo periodo competenze tecniche specifiche possono essere già presenti sul territorio locale. Un settore particolarmente carente riguarda invece la salute mentale dove sarebbe utile introdurre figure specializzate capaci d’affrontare le problematiche psicologiche post-sisma tra cui ansia o stress post-traumatico tra i sopravvissuti.

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