La serie “You” si è conclusa con la sua quinta stagione, lasciando i fan con sentimenti contrastanti. Il finale ha visto l’arresto del protagonista e un epilogo che, per molti, sembrava già scritto. In questo articolo analizziamo i temi principali della stagione e le critiche mosse dai fan riguardo alla ripetitività della trama.
Un finale prevedibile
La conclusione di “You” non ha sorpreso gli spettatori: il cattivo viene arrestato e gli altri personaggi trovano il loro lieto fine. Questo epilogo era atteso da tempo, considerando che molte delle dinamiche presentate nella serie erano già state esplorate in precedenti stagioni. La sensazione generale è che la storia potesse fermarsi dopo la seconda stagione senza perdere significato. Tuttavia, i creatori hanno scelto di prolungare la narrazione per altre tre stagioni, riproponendo tematiche simili in modi sempre più stanchi.
Il messaggio centrale della serie riguarda l’amore e il desiderio di essere amati, elementi che possono rendere le persone cieche rispetto alla propria natura problematica. Nonostante ciò, il protagonista Joe Goldberg continua a non riconoscere se stesso come fonte dei suoi problemi relazionali. Questa mancanza di consapevolezza diventa quasi ridondante nel corso delle stagioni.
Tematiche attuali ma superficiali
Una delle critiche più forti rivolte a questa ultima stagione riguarda l’approccio alle tematiche sociali contemporanee come femminicidi e misoginia online. Sebbene questi argomenti siano estremamente rilevanti oggi, la loro trattazione nella serie risulta forzata e poco profonda. I personaggi femminili vengono presentati come forti ma allo stesso tempo fragili; spesso sono ritratte come donne in cerca disperata di un uomo da salvare o da cui essere salvate.
Un esempio emblematico è rappresentato dalla frase pronunciata da Bronte nell’ultima puntata: “La fantasia di un uomo come te è come noi sopportiamo la realtà di uno come te”. Questa affermazione solleva interrogativi sul modo in cui le donne percepiscono gli uomini nelle loro vite reali versus quelli ideali creati nella loro mente.
Tuttavia ci si chiede se fosse davvero necessario arrivare a queste riflessioni attraverso cinque stagioni piene di episodi ridondanti piuttosto che tramite una narrazione più incisiva ed efficace.
Rischio d’anacronismo
Concludere una serie dopo cinquanta episodi senza apportare sostanziali novità rischia d’invecchiare rapidamente il contenuto narrativo proposto al pubblico. Le storie raccontate in “You”, purtroppo, rispecchiano situazioni già viste nella vita reale così tante volte che rivederle sullo schermo non suscita più emozione né turbamento negli spettatori; anzi genera noia.
L’idea che per ogni Joe Goldberg incarcerato ce ne siano molti altri pronti a scrivere storie simili all’esterno del carcere rende tutto ancora più frustrante per chi segue la serie con interesse iniziale ma ora fatica a trovare motivazioni valide per continuare a guardarla.
In sintesi, mentre alcuni temi affrontati potrebbero sembrare rilevanti nel contesto sociale attuale, l’esecuzione narrativa lascia molto a desiderare; così facendo “You” rischia d’essere percepita semplicemente come una replica stanca piuttosto che una storia avvincente capace d’interrogarsi su questioni importanti.
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