Scoperta di un enorme filamento gassoso: un passo avanti nella comprensione della rete cosmica

Astronomi australiani e tedeschi hanno scoperto un filamento di gas nella rete cosmica dell’Universo, confermando teorie sulla materia e rivelando nuovi dettagli grazie ai telescopi ASKAP ed eROSITA.
Scoperta di un enorme filamento gassoso: un passo avanti nella comprensione della rete cosmica - Socialmedialife.it

Recentemente, astronomi australiani e tedeschi hanno fatto una scoperta significativa nell’ambito dell’astronomia, rilevando un enorme filamento di gas che si inserisce nella cosiddetta “rete cosmica” dell’Universo. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla collaborazione tra il telescopio ASKAP e il telescopio spaziale eROSITA. La scoperta offre nuove prospettive sulla struttura dell’Universo e conferma le teorie esistenti riguardo alla distribuzione della materia.

La rete cosmica: cosa sappiamo finora

L’Universo è organizzato in una vasta rete cosmica composta da filamenti di gas che collegano enormi ammassi di materia. Questi filamenti sono separati da ampie regioni vuote, creando una struttura complessa che ha suscitato l’interesse degli scienziati per decenni. Fino ad ora, la maggior parte delle osservazioni astronomiche si era concentrata su stelle e galassie visibili negli ammassi, lasciando in sospeso la questione se i filamenti gassosi fossero reali o semplicemente frutto dei modelli teorici.

La recente scoperta del filamento gassoso rappresenta quindi un’importante conferma delle ipotesi formulate dai ricercatori nel corso degli anni. Grazie alle capacità avanzate del telescopio ASKAP, gli astronomi sono stati in grado di produrre immagini dettagliate a frequenze radio che rivelano nuovi aspetti della struttura dell’Universo.

Osservazioni con onde radio e raggi X

Quest’anno ha segnato anche la pubblicazione delle prime osservazioni effettuate dal telescopio spaziale tedesco eROSITA, il quale fornisce immagini a raggi X su larga scala mai viste prima. Entrambi i telescopi sono progettati per scansionare vaste aree del cielo simultaneamente, permettendo così agli scienziati di ottenere dati più completi rispetto a quanto possibile con strumenti singoli.

Il primo risultato significativo derivante dalla collaborazione tra ASKAP ed eROSITA è stata l’identificazione di un filamento caldo lungo circa 50 milioni di anni luce. Questo studio è stato guidato da Thomas Reiprich dell’Università di Bonn insieme a Marcus Brueggen dell’Università di Amburgo ed ha coinvolto anche esperti australiani provenienti da diverse istituzioni accademiche.

Comprendere la formazione dei filamenti

La teoria attuale suggerisce che dopo il Big Bang avvenuto circa 13,8 miliardi di anni fa, l’Universo fosse inizialmente composto principalmente da materia oscura invisibile insieme a gas primordiali come idrogeno ed elio. Con il passare del tempo, questi gas si sono aggregati sotto l’influenza della gravità formando strutture filamentose intervallate da enormi spazi vuoti.

Si stima che questi filamenti contengano oltre metà della materia presente nell’Universo conosciuto; tuttavia essendo composti solo da dieci particelle per metro cubo risultano meno densi dei migliori vuoti creati artificialmente sulla Terra. Le galassie come la Via Lattea si sarebbero formate all’interno o lungo questi stessi filamenti prima di muoversi verso gli ammassi più densi dove i vari flussi convergono.

Il comportamento del gas caldo nei nuovi studi

Una curiosità emersa dalle recenti osservazioni riguarda il comportamento del gas caldo all’interno dei filamenti gassosi: ci si aspettava infatti che questo avrebbe generato emissione radio attraverso elettroni accelerati dalla turbolenza interna al flusso stesso; invece non è stato rilevato alcun segnale significativo dal telescopio ASKAP. Ciò indica una fluidità nel movimento del gas senza turbolenze significative.

Le immagini ottenute mostrano le galassie mentre “cadono” negli ammassi gravitazionali circostanti; questa interazione genera getti visibili nelle lunghezze d’onda radio ma con forme distorte dai venti intergalattici presenti nei densissimi ambientali degli ammassi stessi.

Questa scoperta non solo arricchisce le nostre conoscenze sull’universo ma rappresenta anche un importante passo avanti nella validazione dei modelli teorici esistenti riguardanti la rete cosmica.

Articolo di