La storia di Iris Versari: da partigiana a simbolo di dignità nel libro di Walter Veltroni

Il libro “Iris, la libertà” di Walter Veltroni riabilita la figura di Iris Versari, partigiana romagnola, contrastando l’immagine distorta del film “Corbari” e celebrando il suo contributo alla Resistenza.
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Iris Versari, figura storica della Resistenza italiana, torna al centro dell’attenzione grazie alla pubblicazione del libro “Iris, la libertà” scritto da Walter Veltroni. La narrazione offre un ritratto rispettoso e accurato della partigiana romagnola, in netto contrasto con l’immagine distorta presentata nel film “Corbari” del 1970. Questo articolo esplora le controversie legali che hanno accompagnato la rappresentazione cinematografica e il modo in cui il nuovo romanzo restituisce dignità a una donna che ha combattuto per la libertà.

Controversie legali sul film ‘Corbari

Nel 1970, il film “Corbari“, diretto da Valentino Orsini, suscitò polemiche significative per come rappresentava Iris Versari. La pellicola la descriveva come una donna attratta dai partigiani solo per via della sua relazione con Corbari, riducendo così il suo ruolo a quello di amante piuttosto che riconoscere il suo contributo attivo alla causa partigiana. Questa visione fu contestata dalla famiglia di Iris Versari che decise di intraprendere azioni legali contro i produttori del film.

L’avvocato Roberto Campisi, oggi ultranovantenne e difensore dei familiari della partigiana insieme al collega Roberto Pinza, ricorda come riuscirono a ottenere giustizia attraverso una sentenza del tribunale di Forlì. Il magistrato Berti ordinò la revisione della pellicola e l’eliminazione di alcune scene ritenute lesive per la reputazione e i diritti privati della protagonista. Tra queste vi era una scena erotica che mostrava l’attrice Tina Aumont abbracciata dall’attore Giuliano Gemma; tale rappresentazione fu considerata inappropriata poiché alludeva a un rapporto tra due persone non autorizzato dalla vita reale.

La sentenza sottolineò l’importanza del rispetto verso le figure storiche e le loro vite private. Campisi evidenziò come questa battaglia legale fosse anche un modo per ristabilire la verità storica su Iris Versari: “La sua scelta di unirsi ai partigiani avvenne prima dell’arrivo del ‘Che Guevara’ della Romagna”, affermando così il valore autonomo delle sue azioni nella lotta contro l’oppressione fascista.

Il racconto rispettoso nel libro ‘Iris, la libertà

Walter Veltroni ha scelto un approccio completamente diverso nella sua opera “Iris, la libertà“. Nel romanzo viene raccontata non solo l’eroicità ma anche le complessità emotive vissute da Iris durante gli anni difficili della Resistenza. Pur accennando alla relazione con Corbari—che era sposato—Veltroni presenta Iris come una figura autonoma e forte piuttosto che semplicemente definita dal suo legame sentimentale.

Il testo mette in luce quanto fosse difficile per lei essere vista solo come “la donna del capo”. Secondo quanto riportato dallo scrittore stesso su Il Resto del Carlino durante la presentazione del libro a Forlì giovedì scorso: “Per lei quella relazione fu più un peso che un vantaggio”, evidenziando ulteriormente lo stato isolante in cui si trovava all’interno dello stesso gruppo partigiano.

Questa nuova narrazione permette ai lettori non solo di comprendere meglio chi fosse realmente Iris Versari ma anche quale impatto ebbe sulla lotta contro il fascismo italiano. L’approccio delicato adottato da Veltroni serve quindi non solo a onorare una figura storica ma anche ad educare sulle sfide affrontate dalle donne durante quel periodo cruciale nella storia italiana.

Un tributo all’eroina romagnola

La presentazione del libro è stata anche occasione per riflettere sull’eredità lasciata da figure come quella di Iris Versari nella memoria collettiva italiana. Durante l’incontro presso il salone comunale di Forlì sono emersi ricordi personali condivisi dall’avvocato Campisi riguardo alle battaglie legali condotte negli anni passati affinché venisse riconosciuta pubblicamente l’importanza delle donne nella Resistenza.

Campisi ha ribadito quanto sia fondamentale ricordare questi eventi storici correttamente: “Ristabilimmo così non solo i fatti ma anche dignità alle donne combattenti”. Concludendo sul tema dell’identificazione personale con questa storia significativa: “Mi sento coinvolto in questa commemorazione dell’eroina romagnola”.

In questo contesto emerge chiaramente quanto sia importante continuare a raccontare queste storie dimenticate o mal interpretate affinché possano servire d’esempio alle generazioni future sulla forza delle donne nelle lotte sociali ed etiche.

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