Aruán Ortiz, pianista cubano di fama internazionale, torna in Italia per esibirsi al Torino Jazz Festival il 29 aprile. Il musicista, attualmente residente tra New York e Spagna, porterà sul palco il suo nuovo progetto musicale intitolato Flamenco Criollo Ensemble. Questo lavoro esplora le radici del flamenco e la sua evoluzione attraverso i continenti, con particolare attenzione alle influenze afro-cubane.
Le origini del flamenco e le sue connessioni culturali
Aruán Ortiz ha dedicato parte della sua carriera a studiare la musica proveniente da diverse culture. Nel suo nuovo progetto, egli sottolinea l’importanza delle melodie andaluse protoflamencas che hanno viaggiato dal porto di Cadice verso il Nuovo Mondo. Queste melodie si sono arricchite nel corso dei secoli grazie all’incontro con ritmi afrocubani durante la traversata dell’Atlantico.
Il pianista spiega come queste influenze abbiano dato vita a un linguaggio musicale unico che celebra l’incontro tra culture diverse. Attraverso il Flamenco Criollo Ensemble, Ortiz intende mettere in luce non solo le sonorità tradizionali del flamenco ma anche quelle che si sono sviluppate in Cuba grazie agli africanismi presenti nella musica locale.
La sua esperienza personale è stata profondamente influenzata dalla collaborazione con artisti come Ismael de la Rosa, un esperto di flamenco che ha contribuito a far emergere storie e tradizioni musicali legate a questo genere. La performance promette quindi di essere una fusione vibrante di stili musicali diversi che raccontano un viaggio attraverso tempo e spazio.
Un percorso artistico ricco di esperienze
Negli ultimi mesi, Aruán Ortiz ha tenuto concerti in diverse città italiane come Bergamo e Firenze presentando performance soliste al pianoforte. Ha recentemente registrato un album per piano solo per l’etichetta Intakt Music. Riguardo alla sua evoluzione artistica dal primo album “Impresión Tropical” del 1996 fino all’ultimo lavoro “Cubism“, Ortiz riflette su come le sue esperienze abbiano plasmato la sua musica nel tempo.
Nel 2017 ha approfondito temi legati al cubismo visivo nella composizione musicale: utilizzando ritmi cubani come base per decostruire e riorganizzare i brani creativi. Questa ricerca continua ad alimentare il suo approccio innovativo alla musica jazz contemporanea.
Le origini cubane rimangono sempre centrali nel lavoro di Ortiz; tuttavia egli non si limita a esse ma esplora anche altri generi musicali attraverso studi approfonditi su movimenti culturali come quello della Négritude e della Créolité. Questi studi lo hanno portato a creare nuovi progetti musicali volti ad esplorare ulteriormente queste interconnessioni culturali.
Composizione musicale: narrazione ed emozione
Aruán Ortiz è noto non solo per le sue esibizioni dal vivo ma anche per il suo approccio narrativo alla composizione musicale. Ha lavorato su colonne sonore sia per film sia per coreografie teatrali; ogni opera nasce da una ricerca preliminare sulla storia o sul tema da affrontare nella musica stessa.
Il processo creativo coinvolge uno studio dettagliato dei personaggi o degli eventi storici sui quali deve scrivere la colonna sonora; ciò gli consente di sviluppare identità melodiche specifiche collegate ai vari aspetti narrativi dell’opera stessa. Per quanto riguarda i lavori coreografici invece, considera essenziale adattarsi ai movimenti dei ballerini creando ritmi appropriati affinché ci sia una sinergia perfetta tra danza e musica.
Ortiz ha recentemente presentato opere dedicate alla memoria della comunità afrodiasporica; uno degli esempi più significativi è stato “Episodes in an Unforeseen Departure“, realizzato con strumenti classici affiancati da elementi tipicamente afrocubani – un chiaro segno delle radici profonde nelle quali affonda la sua arte musicale contemporanea.
L’impatto sociale della musica: Martin Luther King come fonte d’ispirazione
Un altro aspetto fondamentale del lavoro di Aruán Ortiz è rappresentato dall’impatto sociale delle sue composizioni ispirate alle figure storiche significative come Martin Luther King Jr.. La suite “Pastor’s Paradox” trae spunto dai discorsi iconici del reverendo King ed esplora momenti cruciali della lotta per i diritti civili negli Stati Uniti d’America.
Ortiz utilizza questi eventi storici non solo come sfondo ma li intreccia profondamente nelle sue opere musicali creando così una sorta di racconto sonoro capace di evocare emozioni fortemente legate all’attualità sociale contemporanea.
La combinazione delle varie influenze artistiche insieme alla volontà narrativa rendono ogni performance unica nel suo genere permettendo agli ascoltatori non soltanto d’apprezzarne l’aspetto estetico ma anche d’interrogarsi sulle questioni socialmente rilevanti evocate dalla musica stessa.
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