Malumori in Europa per l’iniziativa di Giorgia Meloni sul vertice Usa-Ue a Roma

Malumori tra i paesi europei per il vertice Roma tra Stati Uniti e UE voluto da Giorgia Meloni, con timori di un aumento dell’influenza italiana e questioni economiche delicate sul tavolo.
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L’iniziativa della premier italiana Giorgia Meloni di ospitare un vertice tra Stati Uniti e Unione Europea a Roma ha suscitato malumori tra diversi paesi europei. La Francia, la Spagna e la Polonia hanno espresso dubbi sull’idea, mentre il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha mostrato una certa esitazione. Anche la Germania, inizialmente favorevole all’idea, sta rivalutando la sua posizione. Le ragioni dietro questa opposizione sono molteplici e vanno oltre le mere rivalità personali.

Le gelosie politiche all’interno dell’ue

La dinamica politica interna all’Unione Europea gioca un ruolo cruciale nella resistenza verso l’iniziativa di Meloni. Le tensioni non si limitano solo ai rapporti tra i leader nazionali; c’è anche una questione di potere istituzionale. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è alleata di Meloni ma non è compito suo gestire le trattative internazionali: questo spetta al Consiglio Europeo e al suo presidente socialista.

Le rivalità personali sono evidenti nel modo in cui alcuni leader percepiscono il crescente potere dell’Italia sotto la guida della Meloni. Paesi come Francia e Polonia sembrano temere che un eventuale successo del vertice possa rafforzare ulteriormente l’influenza italiana nell’Ue, creando così un blocco politico più solido con il Partito Popolare Europeo . Questo timore è accentuato dalla recente manovra del Ppe per avvicinarsi alla destra europea.

Questioni concrete sul tavolo delle trattative

Oltre alle dinamiche politiche interne, ci sono questioni specifiche legate alla trattativa stessa che preoccupano i governi europei. Giorgia Meloni ha ottenuto qualche apertura da parte degli Stati Uniti riguardo alla guerra dei dazi imminente; tuttavia, ciò comporta concessioni significative da parte italiana. Tra queste spicca il ritiro dell’impegno sulla Web Tax in Italia, uno strumento considerato fondamentale dall’Europa per negoziare con gli Stati Uniti.

Il fatto che l’Italia possa rinunciare a uno dei pochi strumenti economici a disposizione sembra essere visto come una resa nei confronti degli interessi americani piuttosto che come una strategia vincente per proteggere gli interessi europei nel complesso scenario commerciale globale.

Il rischio di un accordo sbilanciato

Se dovesse concretizzarsi un accordo grazie ai buoni rapporti tra Meloni e i leader statunitensi come Joe Biden e Ursula von der Leyen, ciò potrebbe alterare significativamente gli equilibri interni all’Unione Europea. Una maggiore influenza dell’Italia potrebbe incoraggiare forze politiche già attive in altri paesi membri a intensificare le loro azioni ed espandere ulteriormente le loro agende politiche.

In questo contesto si inserisce anche il timore che Giorgia Meloni possa diventare una sorta di “pro-console” d’Europa agli occhi degli Stati Uniti; tale situazione sarebbe vista con preoccupazione dai leader europei desiderosi di mantenere equilibrio nelle relazioni transatlantiche senza concedere troppo potere a singoli stati membri.

L’urgenza delle decisioni diplomatiche

Nonostante tutte queste tensioni interne ed esterne all’Unione Europea, resta prioritario evitare lo scoppio della guerra commerciale dopo la tregua attuale fissata per 90 giorni. Gli sforzi diplomatici devono concentrarsi su questa urgenza primaria piuttosto che su rivalità secondarie o giochi politici interni.

Giorgia Meloni ha tentato più volte di far pesare l’importanza della conferenza nella capitale italiana come opportunità unica per risolvere question problematiche comuni; tuttavia sarà Ursula von der Leyen a decidere dove si svolgerà effettivamente il vertice finale sotto fortissime pressioni sia interne sia esterne al contesto europeo.

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