Papa Francesco ha sempre mantenuto un forte legame con il calcio, in particolare con la sua squadra del cuore, il San Lorenzo de Almagro. L’8 dicembre 1946 rappresenta per lui una data memorabile, poiché in quel giorno la squadra vinse il campionato argentino. All’epoca, Jorge Bergoglio aveva solo nove anni e ricorda vividamente di aver festeggiato accanto a suo padre Mario e ai suoi fratelli. Questo evento non solo segnò la sua infanzia ma anche l’inizio di una passione che lo accompagnerà per tutta la vita.
I ricordi dell’infanzia e l’amore per i Cuervos
La vittoria del San Lorenzo contro il Ferro Carril è uno dei momenti più significativi della giovinezza di Papa Francesco. La gioia di scendere in campo insieme alla famiglia per festeggiare è impressa nella sua memoria. René “Huevito” Pontoni, uno dei giocatori simbolo della squadra, ha lasciato un segno indelebile nel cuore del Pontefice. Nel 2013, durante un’amichevole tra Italia e Argentina dedicata a Pontoni, Bergoglio espresse l’augurio che i calciatori potessero realizzare gol memorabili come quelli segnati dal suo idolo.
Il legame tra Papa Francesco e i Cuervos non si è affievolito nel tempo; anzi, da quando è diventato Pontefice nel 2013 ha spesso ricordato le sue radici calcistiche. La fondazione del club da parte di don Lorenzo Massa – prete salesiano d’origine italiana – viene vista come una coincidenza significativa: Massa aprì le porte dell’oratorio ai ragazzi delle zone più disagiate scegliendo come colori sociali quelli delle vesti della Vergine Maria Ausiliatrice.
Francesco ha sempre sottolineato l’importanza dello sport nei contesti sociali difficili: «C’è sempre bisogno…di luoghi per praticare lo sport», afferma spesso nelle sue riflessioni pubbliche. Per lui lo sport rappresenta non solo divertimento ma anche opportunità per i giovani.
Il calcio come metafora della vita
Oltre ad essere un fervente tifoso del San Lorenzo, Papa Francesco ha praticato anche altri sport durante la sua gioventù; tra questi spicca il calcio stesso. Sebbene fosse considerato poco talentuoso dai suoi compagni – tanto da essere relegato al ruolo di portiere – questa esperienza gli ha fornito insegnamenti preziosi sulla vita stessa. In diverse occasioni ha paragonato le sfide quotidiane alle situazioni affrontate da un portiere in campo: «Il portiere deve bloccare la palla dove gliela calciano…e quando mi trovo davanti a situazioni impreviste penso al portiere».
Tra i suoi compagni c’era Alfredo Di Stefano; sebbene non ci siano conferme ufficiali su quanto accaduto durante quelle partite infantili attorno a una palla fatta di stracci, entrambi hanno condiviso momenti indimenticabili giocando insieme nei quartieri popolari argentini.
Sportivi oltre il calcio: basket e rugby
Oltre al calcio, Papa Francesco si è cimentato nella pallacanestro seguendo le orme paterne; suo padre Mario era infatti appassionato sostenitore della disciplina ed indossava orgogliosamente la maglia del San Lorenzo anche sul parquet. Durante gli anni trascorsi al Collegio Maximo di San Miguel si avvicinò ulteriormente alla pallacanestro che divenne anch’essa fonte d’ispirazione nelle sue omelie e discorsi pubblici.
In occasione degli incontri con delegazioni sportive italiane o argentine spesso usa lo sport come metafora educativa: «Chi ci gioca guarda in alto», esorta ai giovani affinché mantengano alta l’ambizione senza abbassare mai lo sguardo verso terra.
Pur non avendo mai praticato rugby personalmente, ne ammira profondamente valori quali lealtà e rispetto reciproco tra atleti; definisce questo sport “da duri” ma privo di violenza gratuita ed evidenzia quanto sia importante seguire regole etiche nello sport così come nella vita quotidiana.
Lo sport secondo Papa Francesco
Nel corso degli anni Bergoglio ha espresso chiaramente quanto ritenga fondamentale lo sport all’interno delle comunità locali attraverso vari messaggi ufficiali inviati a eventi dedicati allo sviluppo sociale tramite attività sportive. In uno dei suoi interventi più noti sul tema scrisse che «lo sport è un modo…per impiegare tempo libero» creando opportunità d’incontro fra persone diverse ed aggregando comunità intorno ad interessi comuni.
Francesco auspica competizioni pure lontane dalla corruzione economica o dall’interesse personale; immagina eventi dove possa prevalere uno spirito amatoriale capace preservare genuinità ed entusiasmo tipico delle prime esperienze sportive vissute dai ragazzi nei loro quartieri.
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