Il 7 gennaio 2025, l’etichetta Drag City Records ha annunciato la morte di Ed Askew, cantautore e artista visivo di grande rilevanza nella scena musicale folk. A 84 anni e dopo una lunga battaglia con problemi di salute, Askew lascia un’eredità artistica che continua a ispirare musicisti contemporanei. La sua carriera è stata caratterizzata da alti e bassi, ma negli ultimi anni ha visto una riscoperta che lo ha riportato sotto i riflettori.
Gli inizi: dalla pittura alla musica
Nato nel 1940 a Stamford, Connecticut, Ed Askew si trasferì a New Haven per studiare pittura presso la Yale University. In questo ambiente culturalmente vivace sviluppò non solo le sue abilità artistiche ma anche una passione per la poesia e la musica. Ascoltava artisti come Joni Mitchell e Bob Dylan mentre si lasciava influenzare dalle avanguardie musicali rappresentate da John Cage e Kurt Weill.
Dopo il diploma, per evitare il servizio militare durante la guerra del Vietnam, iniziò a insegnare in una scuola privata. Fu in questo periodo che le sue poesie iniziarono a trasformarsi in canzoni evocative ed essenziali. Un elemento distintivo della sua musica era l’uso del Martin tiple: uno strumento simile all’ukulele con dieci corde che produceva un suono chiaro e cristallino.
Nel 1968, durante un soggiorno a New York City lontano dall’insegnamento, venne notato da Bernard Stollman della Esp Disk. Questa etichetta discografica era nota per dare voce ad artisti innovativi senza preoccuparsi delle logiche commerciali tradizionali.
Il debutto discografico: “Ask the Unicorn”
L’album di esordio di Ed Askew intitolato “Ask the Unicorn” fu pubblicato dalla Esp Disk nel medesimo anno del suo incontro con Stollman. Registrato in presa diretta con l’assistenza limitata del produttore Onno Scholze, il disco è considerato un capolavoro dell’acid folk grazie alla sua strumentazione essenziale ma d’impatto.
Le dieci tracce dell’album presentano testi suggestivi che spaziano tra temi bucolici ed esperienze personali; alcuni brani affrontano anche questioni politiche legate al contesto storico degli Stati Uniti degli anni ’60. Nonostante le buone premesse critiche dell’opera – inclusa una copertina iconica – “Ask the Unicorn” non raggiunse mai un vasto pubblico commerciale né ottenne il successo sperato dall’artista.
Dopo questa esperienza poco fruttuosa sul mercato musicale e viste le difficoltà economiche della Esp Disk – destinata poi al fallimento – Askew decise di tornare alle sue radici artistiche dedicandosi nuovamente alla pittura.
La riscoperta negli anni Duemila
La carriera musicale di Ed Askew subì una svolta positiva all’inizio del nuovo millennio grazie al rinnovato interesse verso lo psych folk degli anni ’60 alimentato dal passaparola tra appassionati e collezionisti. L’articolo scritto da Thurston Moore sulla rivista Arthur contribuì significativamente alla rinascita della figura di Askew nella scena musicale contemporanea.
Nel 2015 l’etichetta inglese Tin Angel Records ristampò “Ask the Unicorn”, riaccendendo così l’interesse nei suoi confronti. Anche se costretto ad abbandonare il tiple per problemi fisici alle mani, continuò comunque a comporre utilizzando pianoforte ed armonica senza perdere la sua poetica distintiva.
Artisti neo-folk come Bill Callahan riconobbero pubblicamente l’importanza storica delle opere di Askew aprendo nuove opportunità concertistiche sia negli Stati Uniti sia in Europa; tra queste vi furono alcune date anche in Italia dove poté esibirsi davanti ai suoi fan ritrovati.
Tra i lavori più recenti spiccano album come “Little Eyes”, raccolta delle incisioni realizzate per un secondo album mai pubblicato prima d’allora; “Imperfiction” e “For the World” , entrambi caratterizzati da collaborazioni importanti con musicisti affermati quali Marc Ribot e Sharon Van Etten.
Nonostante gli acciacchi legati all’età avanzata ed ai problemi sanitari sopravvenuti nel corso degli ultimi anni della vita, Ed Askew rimase attivo sui social media fino agli ultimi giorni condividendo generosamente arte e musica con i suoi sostenitori.
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