Scoperte astronomiche: il Very Large Telescope rivela la nascita di un pianeta attorno a AB Aurigae

Osservazioni del telescopio Very Large Telescope rivelano segni di formazione planetaria attorno alla giovane stella AB Aurigae, offrendo nuove prospettive sui processi di creazione dei pianeti nei dischi protoplanetari.
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Recenti osservazioni condotte con il telescopio Very Large Telescope dell’ESO hanno fornito importanti indizi sulla formazione di un sistema stellare, rivelando potenziali segni della nascita di un pianeta attorno alla giovane stella AB Aurigae. Questa scoperta offre nuove prospettive per comprendere i processi che portano alla formazione dei pianeti in ambienti simili.

La struttura del disco attorno a AB Aurigae

AB Aurigae è una stella giovane situata a circa 520 anni luce dalla Terra, nella costellazione dell’Auriga. Gli astronomi hanno osservato un denso disco di polvere e gas che circonda questa stella, caratterizzato da una struttura a spirale prominente. In particolare, è stato identificato un “nodo” luminoso all’interno del disco, che potrebbe indicare il punto esatto in cui si sta formando un nuovo pianeta. Queste osservazioni rappresentano la prima prova diretta della nascita planetaria in corso.

Fino ad ora, gli scienziati avevano difficoltà ad acquisire immagini sufficientemente nitide e dettagliate dei dischi protoplanetari intorno alle stelle giovani. Grazie alle nuove tecnologie e agli avanzamenti nel campo dell’astronomia, le immagini ottenute dal VLT offrono ora una visione chiara delle dinamiche interne al disco circostante AB Aurigae.

Il nodo giallo brillante individuato nelle immagini si trova a una distanza dalla stella pari a quella di Nettuno dal Sole. Questo dato è significativo poiché suggerisce che le condizioni potrebbero essere favorevoli per la formazione planetaria proprio in quella regione specifica del disco.

Dettagli delle osservazioni e implicazioni scientifiche

Le recenti immagini mostrano chiaramente una spirale formata da polvere e gas intorno alla giovane stella. Secondo Emmanuel Di Folco del Laboratorio Astrofisico di Bordeaux , queste spirali sono indicative della presenza di pianeti neonati che influenzano il materiale circostante creando disturbi nel disco stesso. Questo fenomeno può essere paragonato alla scia lasciata da una barca su un lago: mentre il pianeta ruota attorno alla sua stella centrale, l’onda generata assume forma spiraliforme.

L’importanza delle nuove osservazioni risiede non solo nella conferma della presenza dei bracci a spirale già rilevati precedentemente con ALMA , ma anche nell’individuazione del nodo luminoso come segno tangibile della formazione planetaria in atto. Le caratteristiche rilevate sono coerenti con modelli teorici già esistenti sulla genesi dei pianeti all’interno dei dischi protoplanetari.

Strumenti utilizzati per le osservazioni

Le scoperte riguardanti AB Aurigae sono state possibili grazie all’utilizzo dello strumento SPHERE montato sul telescopio VLT dell’ESO in Cile. Questo strumento ha permesso agli astronomi di catturare immagini più profonde rispetto ai tentativi precedenti effettuati con ALMA negli anni passati.

SPHERE ha rivelato non solo la debole luce emessa dai granelli di polvere presenti nel disco interno ma anche l’emissione proveniente dalle strutture gassose circostanti. I ricercatori hanno confermato l’esistenza dei bracci spiraliformi già notati nelle precedenti analisi e hanno identificato ulteriormente il nodo come punto cruciale per lo sviluppo del nuovo corpo celeste.

Anne Dutrey, coautrice dello studio presso LAB, sottolinea come questo nodo rappresenti l’intersezione tra due spirali: una diretta verso l’interno dell’orbita planetaria e l’altra espansa verso l’esterno; tale interazione favorisce l’accumulo necessario affinché si sviluppino nuovi corpi celesti nel contesto protoplanetario.

Prospettive future nell’osservazione degli esopianeti

L’European Southern Observatory sta lavorando allo sviluppo dell’Extremely Large Telescope , progettato per avere uno specchio principale largo 39 metri; questo strumento avrà capacità senza precedenti nello studio degli esopianeti durante le fasi iniziali della loro formazione. Boccaletti evidenzia come questo nuovo telescopio permetterà agli astronomi non solo di ottenere visualizzazioni più dettagliate ma anche d’intuire meglio i meccanismi attraverso cui i gas contribuiscono al processo formativo dei pianeti stessi.

Questa evoluzione tecnologica promette quindi significative opportunità per approfondire la nostra comprensione sull’origine ed evoluzione degli sistemi stellari oltre al nostro sistema solare.

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