Un episodio di furto in un supermercato si è concluso con la condanna di un 26enne kosovaro. L’uomo, accusato di aver rubato due salami da un frigo del supermercato Superconti in corso Tacito, ha affrontato il processo dopo essere stato inseguito dal direttore del negozio. La vicenda risale al 29 marzo 2024 e ha portato a una sentenza emessa dal gip di Terni.
I fatti del furto
Il furto è avvenuto nel pomeriggio del 29 marzo scorso quando il giovane ha prelevato due salami da uno dei frigoriferi esposti nel supermercato Superconti. Dopo aver superato le casse senza pagare, l’uomo è stato notato dal direttore che ha immediatamente tentato di fermarlo. In risposta all’inseguimento, il kosovaro ha reagito minacciando verbalmente il direttore con frasi aggressive come «Adesso ti dò un pugno e ti spaccio la faccia», accompagnate da gesti intimidatori.
Nonostante le minacce, il direttore non si è lasciato intimorire e ha continuato a inseguire l’uomo fino a raggiungerlo. Tuttavia, il giovane è riuscito a fuggire prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. L’episodio ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza nei negozi della zona e sull’aumento dei reati contro la proprietà.
Le indagini della polizia
Dopo l’incidente, sono state presentate denunce alla polizia locale che hanno avviato indagini approfondite attraverso la squadra Volante della questura di Terni. Gli agenti hanno raccolto testimonianze e visionato le immagini delle telecamere di sorveglianza per ricostruire i dettagli dell’accaduto.
Le indagini hanno portato all’identificazione del sospettato come cittadino kosovaro residente nella zona. Una volta raccolti gli elementi necessari per procedere legalmente contro l’individuo, gli investigatori hanno deferito il giovane alla procura della Repubblica per rapina aggravata.
Il processo e la sentenza
Il processo si è svolto recentemente presso il tribunale di Terni dove sono stati esaminati tutti i dettagli relativi al caso. Durante l’udienza giovedì mattina, il gip Barbara Di Giovannantonio ha emesso una sentenza che condanna l’imputato a un anno e otto mesi di reclusione tramite rito abbreviato; questo tipo di procedimento consente una riduzione della pena in cambio del riconoscimento delle responsabilità da parte dell’imputato.
L’accusa aveva inizialmente richiesto una pena più severa: tre anni e quattro mesi; tuttavia, durante la valutazione finale della corte sono state riconosciute attenuanti generiche dovute alla ‘lieve entità’ del fatto commesso dall’imputato secondo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale italiana nelle sue linee guida sui reati meno gravi.
Riflessioni legali sulla sentenza
L’avvocata difensora Francesco Mattiangeli ha commentato positivamente la decisione giudiziaria sottolineando come sia stata evitata una condanna sproporzionata rispetto ai fatti contestati dall’autorità giudiziaria: «Ciò – afferma – consente una maggiore giustizia rispetto alle circostanze specifiche». La sentenza rappresenta quindi non solo una risposta legale ma anche sociale riguardo ai comportamenti criminosi ritenuti meno gravi nella scala dei valori penalistici italiani.
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