I dati satellitari rivestono un ruolo cruciale nel monitoraggio degli eventi climatici estremi, come uragani, incendi boschivi e inondazioni. Queste informazioni vengono raccolte rapidamente e su larga scala, rendendo difficile l’ottenimento di dati simili attraverso metodi tradizionali. Con l’aumento della frequenza e dell’intensità di tali eventi meteorologici, la rilevanza delle tecnologie satellitari è in costante crescita.
Il ruolo dei satelliti nell’osservazione climatica
Le missioni della NASA e dell’Agenzia Spaziale Europea sono considerate pionieristiche nello studio del clima. Un esempio significativo è il programma Copernicus dell’Unione Europea, attivo da diversi anni per l’osservazione della Terra tramite satellite. Questo programma è gestito dalla Commissione Europea con il supporto dell’ESA e di Eumetsat. Copernicus utilizza una serie di satelliti noti come Sentinel, progettati per osservare sia la superficie terrestre che l’atmosfera.
Il primo satellite della famiglia Sentinel, Sentinel-1A, è stato lanciato nel 2014. Entro il 2030 si prevede che saranno messi in orbita circa venti satelliti dotati di strumenti avanzati per raccogliere dati sull’ambiente terrestre. Un aspetto distintivo del programma Copernicus è che i suoi dati sono accessibili gratuitamente a tutti gli utenti.
Dall’altra parte dell’oceano Atlantico, la NASA ha avviato il suo Earth Observing System negli anni ’70 con i primi satelliti Landsat; l’ultimo modello disponibile è Landsat-9, lanciato nel 2021. Tra le missioni più rilevanti c’è Calipso, dedicata al monitoraggio degli aerosol atmosferici e OCo-2 progettata specificamente per misurare le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
Nuove missioni spaziali in arrivo
Nel 2025 si prevede il lancio del satellite Nisar frutto della collaborazione tra NASA e ISRO . Questo satellite sarà dotato di un radar ad apertura sintetica capace di osservare fenomeni complessi come le perturbazioni ecologiche o il collasso delle calotte glaciali oltre a rischi naturali quali terremoti o frane.
Negli ultimi anni c’è stata una crescente attenzione verso costellazioni composte da piccoli satelliti che offrono maggiore flessibilità operativa a costi ridotti rispetto ai modelli tradizionali più grandi. Nel 2023 la NASA ha avviato la missione Tropics: una rete composta da piccoli satelliti capace di fornire misurazioni rapide sulle aree tropicali relative alle condizioni ambientali nei cicloni tropicali.
Anche i sensori SAR hanno trovato spazio su questi nuovi veicoli spaziali; accanto alle agenzie governative internazionali ci sono anche aziende private come Iceye e Capella Space che stanno sviluppando proprie costellazioni dedicate all’osservazione climatica.
Impatti concreti delle tecnologie spaziali nella gestione del clima
L’utilizzo dei dati provenienti dai satelliti ha portato a scoperte significative nella gestione del cambiamento climatico. Le missioni Sentinelle forniscono informazioni fondamentali alla Climate Change Initiative dell’ESA ed hanno contribuito alla creazione del Copernicus Emergency Management Service , un servizio basato sui dati satellitari utile nella risposta alle emergenze legate ai disastri naturali.
Ad esempio, durante le gravi inondazioni causate dalla tempesta Boris nell’estate del 2024 in Europa centrale, immagini radar acquisite prima e dopo gli eventi hanno permesso una valutazione accurata dei danni nelle aree colpite nonostante le difficili condizioni meteorologiche caratterizzate da nuvole dense.
Inoltre esistono programmi specificamente orientati allo studio delle emissioni climalteranti: ESA sta sviluppando Co2M – una missione dedicata alla misurazione delle emissioni antropogeniche di anidride carbonica – fondamentale per verificare quanto siano efficaci le politiche nazionali ed internazionali mirate alla riduzione delle stesse entro il termine previsto dal Green Deal europeo nel 2030.
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