Omicidio a Corropoli: arrestati due giovani per la morte di Martino Caldarelli

Due giovani arrestati per l’omicidio di Martino Caldarelli, un falegname adescato tramite social media. L’indagine ha rivelato un modus operandi violento e collegamenti con precedenti crimini.
Omicidio a Corropoli: arrestati due giovani per la morte di Martino Caldarelli - Socialmedialife.it

Un grave episodio di cronaca ha scosso la comunità di Corropoli, dove due giovani sono stati arrestati con l’accusa di aver ucciso Martino Caldarelli, un falegname ed ex DJ. L’omicidio è avvenuto dopo che la vittima era stata adescata tramite social media. I carabinieri hanno avviato un’indagine approfondita che ha rivelato dettagli inquietanti e una serie di eventi collegati.

Il caso dell’omicidio

Martino Caldarelli, 48 anni, è scomparso il 11 aprile 2025 dopo aver detto alla madre che si recava in palestra. Tuttavia, non fece mai ritorno a casa. La sua scomparsa ha allertato i familiari e le autorità locali. Le indagini hanno preso una piega drammatica quando il suo corpo è stato trovato in un laghetto artificiale nei pressi del fiume Salinello. Gli arrestati sono Andrea Cardelli, 41 anni da Corropoli, e Alessia Di Pancrazio, 26 anni da Giulianova.

Le indagini iniziali avevano già messo in luce come i due fossero coinvolti in un precedente tentativo di rapina ai danni di un amico di Cardelli attraverso Facebook. In quell’occasione l’incontro era dovuto a promesse ingannevoli legate a incontri sessuali ma si era trasformato in una richiesta estorsiva per denaro e auto.

Il modus operandi dei due individui si è rivelato simile nel caso della rapina finita tragicamente con la morte di Caldarelli: quest’ultimo avrebbe reagito al tentativo dei suoi aggressori e sarebbe stato colpito ripetutamente fino alla morte.

L’indagine approfondita

L’inchiesta condotta dai carabinieri ha portato all’arresto della coppia grazie alla denuncia presentata dalla prima vittima delle loro azioni criminali. Questo elemento chiave ha consentito agli investigatori non solo d’individuare i sospetti ma anche d’iniziare a monitorarli prima dell’omicidio.

Caldarelli era scomparso pochi giorni dopo il primo incontro tra Cardelli e Di Pancrazio con l’amico; questo fatto ha reso evidente come i due avessero messo in atto lo stesso schema predatorio nei confronti della loro vittima finale. Quando gli agenti hanno scoperto il corpo del falegname nella serata del martedì successivo alla sua scomparsa, erano già pronti ad agire contro Cardelli e Di Pancrazio per le accuse relative al sequestro e alle lesioni inflitte all’amico precedentemente derubato.

Dopo aver raccolto prove sufficienti durante le indagini preliminari sulla rapina iniziale, gli investigatori hanno potuto emettere ordini cautelari sia per l’omicidio che per altri reati associati al comportamento violento della coppia.

La ricostruzione degli eventi

Secondo quanto riportato dalle autorità competenti, Alessia Di Pancrazio avrebbe indicato ai carabinieri il luogo dove era stato abbandonato il corpo senza vita di Caldarelli; questo particolare risulta fondamentale poiché dimostra come lei fosse coinvolta attivamente nel crimine oltre ad essere presente durante gli eventi letali.

L’omicidio sarebbe avvenuto proprio nel giorno della scomparsa della vittima quando questa si trovava nell’abitazione dei suoi aggressori sotto false pretese riguardo a un incontro programmato con Di Pancrazio stessa. Durante quello che doveva essere un appuntamento innocuo secondo le intenzioni iniziali degli aggressori – ma ben diverso nella realtà – Caldarelli avrebbe cercato disperatamente di difendersi dall’attacco armato portatogli da Cardelli utilizzando un coltello.

La situazione degenerò rapidamente: l’aggressione continuò anche fuori dall’abitazione fino al momento fatale quando la vittima fu colpita ripetutamente con strumenti contundenti come una pala prima d’essere trasportata via dai suoi assassini su una Panda rossa appartenente allo stesso uomo assassinato.

Tentativi ulteriori ed errori fatali

Dopo aver commesso l’omicidio, Cardelli e Di Pancrazio tentarono poi d’occultarne le tracce utilizzando l’auto rubata dalla vittima; tuttavia furono coinvolti in incidenti stradali che li portarono sotto osservazione delle forze dell’ordine grazie alle telecamere presenti nella zona circostante Giulianova.

In seguito all’incidente automobilistico del giorno seguente alla sparizione del falegname – sabato 12 aprile – decisero addirittura d’incendiare la Panda rossa tinto nero per nascondere ulteriormente qualsiasi prova compromettente legata al crimine appena commesso.

La loro identificazione fu facilitata dalle immagini registrate dalle telecamere mentre cercavano disperatamente modi per sfuggire alle conseguenze delle loro azioni violente; ciò portò infine all’arresto definitivo dei sospetti da parte dei carabinieri intervenuti tempestivamente sul posto.

Durante questi sviluppi cruciali dell’indagine emergono elementi inquietanti riguardanti dinamiche relazionali tra i due accusati: uno scenario complesso dove paura ed egoismo sembrano essersi mescolati creando situazioni estreme fino al punto culminante rappresentato dall’assassinio brutale dello sconosciuto Martino Caldarelli.

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