Il Teatro delle Moline, fondato a Bologna nel 1973, ha rappresentato un punto di riferimento per la dramaturgia contemporanea italiana. In un contesto culturale in fermento, questo spazio ha saputo innovare il concetto di teatro, mescolando generi e stili. Marinella Manicardi, ex-direttrice del teatro e oggi attrice e scrittrice, racconta le origini di questa avventura artistica.
Le origini del teatro delle moline
Negli anni ’70 l’Italia viveva un periodo di grande cambiamento culturale. In questo clima nascevano spazi teatrali non convenzionali come il Teatro delle Moline. Situato in una parte del Palazzo Bentivoglio a Bologna, il teatro è stato concepito da Luigi Gozzi e Marinella Manicardi con l’intento di creare uno spazio dove ogni forma d’arte potesse trovare espressione. “L’idea era che il teatro fosse ogni cosa che può essere rappresentata,” afferma Manicardi.
Con soli 50 posti disponibili, il Teatro delle Moline si distingue per la sua intimità e per la capacità di sorprendere gli spettatori con opere innovative. La compagnia ha accolto giovani artisti lontani dalle accademie tradizionali, portando sul palco testi originali o reinterpretazioni audaci dei classici. Questo approccio ha permesso al pubblico bolognese di vivere esperienze teatrali nuove ed emozionanti.
L’approccio sperimentale agli spettacoli
I primi spettacoli messi in scena alle Moline hanno segnato una svolta nella tradizione teatrale italiana. Sotto la direzione creativa di Gozzi, opere come “Otello” sono state reinventate: “Io ero Iago,” ricorda Manicardi; “Gozzi era Otello.” Questa versione ridotta dell’opera shakespeariana prevedeva solo tre attori che interpretavano vari ruoli in modo originale e divertente.
Un altro esempio significativo è stato “Un malato immaginario” di Molière: qui i personaggi venivano interpretati da tre attori diversi con stili distintivi che rendevano lo spettacolo comico pur mantenendo la struttura originale del testo. La regia giocava su queste differenze caratteriali creando situazioni esilaranti che coinvolgevano profondamente gli spettatori.
Manicardi sottolinea come questi spettacoli abbiano offerto al pubblico chiavi d’accesso nuove alla comprensione della drammaturgia contemporanea attraverso l’interazione tra testo e interpretazione degli attori.
Riflessioni sulla contemporaneità attraverso il teatro
Uno degli spettacoli più emblematici scritti da Gozzi è “Freud e il caso Dora”, debuttato nel 1979 ma riproposto nel 2023 per celebrare i cinquant’anni del Teatro delle Moline. L’opera affronta temi complessi legati alla psiche umana utilizzando proiezioni cinematografiche integrate nella narrazione teatrale: “Il palcoscenico diventa uno schermo enorme,” spiega Manicardi riguardo all’allestimento scenografico innovativo.
In quel periodo storico caratterizzato dalla strategia del terrore in Italia, lo spettacolo cercava di riflettere le tensioni interiori della società attraverso le storie personali dei protagonisti sul palco mentre interagivano con immagini filmiche evocative della loro condizione psicologica.
Questo approccio non solo arricchiva l’esperienza visiva dello spettatore ma creava anche una connessione profonda tra ciò che accadeva sul palco e quello che si viveva quotidianamente fuori dal teatro stesso.
L’eredità culturale del teatro delle moline
Nel corso degli anni ’80 e ’90, il Teatro delle Moline è diventato un punto nevralgico per compagnie emergenti italiane ed europee; molti artisti hanno avuto l’opportunità di esibirsi nei suoi spazi informali ma carichi d’energia creativa. La compagnia ha girato diverse città italiane portando avanti una missione culturale importante: quella di far conoscere nuovi linguaggi teatrali anche in luoghi alternativi come ex-cantine o teatri improvvisati simili a quello bolognese.
Gozzi continuò a scrivere fino al 1995 producendo opere sempre più impegnate socialmente; ad esempio raccontò eventi storici controversi come l’attentato contro Mussolini a Bologna nel 1926 tramite narrazioni simboliche piuttosto che letterali.
Manicardi evidenzia quanto fosse importante dare voce ai temi socialmente rilevanti attraverso forme artistiche accessibili al grande pubblico senza rinunciare alla qualità estetica dell’opera stessa.
Oggi Marinella Manicardi continua a esplorare tematiche legate alle donne lavoratrici nelle sue produzioni recenti dimostrando così quanto sia fondamentale mantenere viva la memoria storica mentre si guarda avanti verso nuove sfide artistiche.