La musica dialettale in Svizzera sta affrontando sfide significative su piattaforme di streaming come Spotify. Con artisti locali che faticano a ottenere visibilità e compensi adeguati, le autorità politiche stanno iniziando a prendere provvedimenti per affrontare questa problematica.
La frustrazione dei musicisti locali
Quando Spotify è stato lanciato in Svizzera nel 2008, molti musicisti, tra cui Andreas Christen del gruppo Dabu Fantastic, hanno accolto con entusiasmo l’arrivo della piattaforma. Christen ricorda come fosse un’opportunità unica per accedere a una vasta libreria musicale globale. Tuttavia, questo ottimismo si è rapidamente trasformato in frustrazione. Nonostante il successo locale dei Dabu Fantastic nella scena musicale svizzerotedesca, il loro impatto rimane limitato nel contesto mondiale di Spotify.
Il mercato della musica dialettale è intrinsecamente ristretto e ciò si riflette nei guadagni degli artisti. Con circa 110’000 ascoltatori mensili, i Dabu Fantastic ricevono solo 300 franchi al mese da Spotify. Questo importo esiguo deriva da un sistema di pagamento complesso basato su pro rata piuttosto che su un compenso diretto per ogni streaming effettuato dagli utenti.
Le critiche agli algoritmi di Spotify
La giornalista americana Liz Pelly ha analizzato approfonditamente il funzionamento di Spotify nel suo libro “Mood Machine – The Rise of Spotify and the Costs of the Perfect Playlist“. Pelly critica la piattaforma per essersi allontanata dall’idea originale di democraticizzare l’accesso alla musica e sostiene che gli algoritmi favoriscano contenuti generati artificialmente rispetto alla musica autentica creata da artisti reali.
Secondo Pelly, la vera natura dell’azienda è quella di una realtà pubblicitaria piuttosto che una piattaforma dedicata alla promozione della musica genuina. Gli artisti sono visti più come fonti di profitto che come partner creativi nella produzione musicale. Questa visione ha portato a una situazione in cui le playlist dominano il traffico sulla piattaforma; ad esempio, “Today’s Top Hits” conta oltre 35 milioni di follower ma raramente include brani dialettali o regionali.
L’intervento del Consiglio federale
L’insoddisfazione non riguarda solo i musicisti ma coinvolge anche le istituzioni politiche svizzere. Il Consiglio federale ha avviato un gruppo di lavoro dedicato all’analisi delle problematiche legate alla remunerazione degli artisti e alla loro visibilità sulle piattaforme musicali digitali come Spotify e Apple Music.
Le prime discussioni hanno avuto luogo con i rappresentanti delle principali aziende del settore dello streaming musicale; tuttavia, secondo quanto dichiarato dall’Ufficio federale della cultura , al momento non ci sono piani concreti simili a quelli previsti dalla “Lex Netflix” applicabili al settore musicale.
Cos’è la Lex Netflix?
Nel 2022 gli elettori svizzeri hanno approvato la Lex Netflix, legge che obbliga i grandi fornitori globali di contenuti video on demand a reinvestire parte dei loro profitti generati sul territorio elvetico nella cinematografia locale. Questa iniziativa mira a sostenere l’industria culturale nazionale e potrebbe fungere da modello anche per affrontare le sfide relative alla distribuzione della musica locale sulle stesse piattaforme globalmente diffuse.
Con queste misure politiche emergenti si spera possa migliorare la situazione attuale degli artisti locali nel panorama digitale sempre più competitivo delle piattaforme musicali online.