La recente decisione della Corte Costituzionale riguardo al terzo mandato ha scatenato un effetto domino all’interno della Lega in Veneto. Due consiglieri regionali, Marco Andreoli e Silvia Rizzotto, hanno ufficialmente lasciato il Carroccio per unirsi a Fratelli d’Italia. Questo cambiamento segna una fase di instabilità per la maggioranza verde e solleva interrogativi sul futuro politico del presidente Luca Zaia.
La fuga dei consiglieri dalla Lega
Negli ultimi giorni, il panorama politico veneto ha subito un significativo mutamento con l’uscita di due figure chiave dalla Lega. Marco Andreoli, attivo nel partito da oltre trent’anni e presidente della Seconda Commissione permanente, insieme a Silvia Rizzotto, eletta nella lista del governatore e presidente della Terza Commissione permanente, hanno deciso di passare a Fratelli d’Italia. Le loro dimissioni non sono solo simboliche; rappresentano una frattura profonda all’interno del Carroccio che potrebbe portare ad ulteriori defezioni.
Fonti vicine ai due politici indicano che ci sono almeno altri due colleghi pronti a seguire le loro orme verso i meloniani. Questo movimento è visto come un segnale preoccupante per la leadership di Zaia e per la stabilità della maggioranza regionale. La situazione si complica ulteriormente considerando che le prossime elezioni potrebbero vedere meno di un terzo dei consiglieri attuali sostenere il ticket Zaia-Carroccio.
L’impatto della sentenza sulla politica veneta
La decisione della Consulta sul terzo mandato ha avuto ripercussioni significative non solo in Campania ma anche in Veneto. Essa pone fine alle ambizioni politiche del governatore Luca Zaia, creando al contempo problemi amministrativi notevoli per il suo partito. Con oltre 30 membri attualmente nel Consiglio regionale legati alla sua figura, si stima che molti potrebbero non essere rieletti senza il supporto diretto dell’ex civica presieduta da Zaia.
I sondaggi recenti mostrano una realtà difficile: mentre la combinazione tra Lega e lista Zaia potrebbe superare ancora il 30%, se considerata separatamente la Lega faticherebbe addirittura a raggiungere il 10%. Giorgia Meloni è consapevole di questa situazione critica; se decidesse di concedere candidature agli alleati leghisti dovrà necessariamente porre dei limiti sull’influenza degli zaiani nelle future strategie elettorali.
Un cambiamento epocale nella Liga veneta
L’ultima settimana ha segnato un punto cruciale nella storia recente della Liga veneta. Il congresso federale ha confermato una linea politica sovranista poco gradita ai militanti locali ma accettata dai vertici con qualche riserva. La scure sulla carriera politica di Zaia sembra aver accelerato questo processo già in atto da tempo.
Andreoli e Rizzotto giustificano le loro dimissioni parlando di “riflessione sui principi” ma secondo Alberto Villanova, capogruppo vicino al governatore uscente, c’è molto più dietro questa scelta strategica avvenuta pochi giorni dopo la sentenza storica sulla possibilità del terzo mandato. Villanova sottolinea come questo possa essere interpretato come una mancanza di coraggio nell’affrontare sfide politiche sempre più complesse.
Il fenomeno delle defezioni sembra destinato ad aumentare: Fabrizio Boron aveva già aperto la strada passando a Forza Italia quasi due anni fa; ora altri seguono lo stesso percorso verso nuove formazioni politiche come FdI o Forza Italia stessa.
Le prospettive future per i partiti veneti
Con l’attuale crisi interna alla Lega emergono nuovi protagonisti politici nel panorama veneto. I militanti storici contrari alla deriva sovranista sembrano sempre meno influenti mentre nomi nuovi stanno guadagnando visibilità tra cui quello del segretario Alberto Stefani sostenuto da Salvini stesso.
Nel frattempo l’ipotesi civica legata al sindaco Mario Conte sta perdendo terreno mentre i meloniani continuano ad accumulare potere contrattuale nell’ottica delle prossime elezioni regionali previste nei prossimi mesi.
Zaia rimane silenzioso riguardo al suo futuro politico mentre i suoi avversari sembrano pronti ad approfittarne; ciò lascia intravedere uno scenario incerto sia per lui sia per l’intero sistema politico regionale dove senza dubbio si preannunciano battaglie decisive nei prossimi mesi.