Il governo italiano ha confermato un incremento significativo della spesa militare, con un aumento di almeno 11 miliardi di euro all’anno. Questa decisione si inserisce nel contesto delle richieste avanzate dalla Nato e sarà ufficializzata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il vicepremier Antonio Tajani ha annunciato che l’Italia intende raggiungere il 2% del Pil da destinare alla difesa, una mossa che segna un cambiamento importante nella politica di sicurezza nazionale.
L’annuncio ufficiale e le aspettative internazionali
Durante una visita a bordo della fregata Its Marcegaglia a Osaka, il vicepremier Tajani ha anticipato che ci sarà una comunicazione formale da parte della premier Meloni riguardo all’aumento della spesa per la difesa. Questo passo è visto come un segnale di buona volontà nei confronti degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica, soprattutto in vista dell’incontro previsto tra Meloni e Donald Trump a Washington. La premier italiana si presenterà con l’intento di dimostrare l’impegno dell’Italia nel rafforzare le proprie capacità militari.
Tuttavia, nonostante gli sforzi per raggiungere il target del 2%, molti esperti avvertono che questo obiettivo potrebbe non essere sufficiente. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha chiarito che tale percentuale rappresenta solo un punto di partenza e non deve essere considerata come un traguardo finale. Anche Matteo Salvini, vicepremier leghista, ha sottolineato la necessità di aumentare ulteriormente gli investimenti nella difesa oltre il 2%, esprimendo preoccupazioni su eventuali progetti europei per eserciti comuni o acquisti centralizzati.
Le sfide economiche legate all’aumento delle spese
Per finanziare questo aumento significativo nella spesa militare, attualmente fissata a circa 32 miliardi all’anno, il governo italiano dovrà affrontare diverse sfide economiche. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha affermato che non verrà richiesta alcuna deroga europea sul deficit per sostenere questi investimenti; tuttavia resta da vedere come verranno reperiti i fondi necessari.
Una parte dei finanziamenti proviene dagli investimenti previsti per la transizione ecologica nel settore automobilistico, riducendo così risorse destinate ad altre aree strategiche. Inoltre, l’acquisto dei sistemi d’arma è diventato una voce cruciale nell’economia italiana sotto pressione dalle richieste statunitensi; Trump chiede infatti fino al 5% del Pil in armi.
Le dichiarazioni recenti indicano anche possibili difficoltà future se i negoziati sui dazi tra Unione Europea e Stati Uniti fallissero. In tal caso si prevede una recessione economica che potrebbe colpire duramente l’Italia già gravata da un alto debito pubblico e procedure d’infrazione europee sul deficit.
Prospettive future: vertici Nato e piani di riarmo
Un vertice Nato programmato per giugno sarà decisivo nel definire nuovi target di spesa militari; ci sono già voci su possibili aumenti dal 2% al 3 o addirittura al 3,5%. Questo scenario implica scelte difficili riguardo ai tagli nelle spese sociali o ad altre aree critiche del bilancio nazionale.
Inoltre va considerato lo stato attuale dei programmi già approvati o in fase d’approvazione: secondo Enrico Piovesana dell’Osservatorio Mil€x sulle spese militari italiane, ci sono piani pluriennali pari a circa 73 miliardi complessivi destinati al riarmo. Questi includono ordini significativi come caccia Typhoon ed F-35 oltre a veicoli blindati Lynx e Centauro.
L’aumento delle pressioni interne ed esterne sulla politica italiana riguardante la difesa suggerisce quindi uno scenario complesso dove le scelte fatte oggi avranno ripercussioni significative sul futuro economico ed industriale del paese.