Roberto Calabretto esplora il legame tra Pasolini e la musica in un’opera monumentale

Roberto Calabretto esplora in tre volumi il legame tra Pier Paolo Pasolini e la musica, analizzando l’influenza reciproca nelle opere letterarie e cinematografiche del celebre intellettuale italiano.
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Roberto Calabretto ha pubblicato un’opera in tre volumi che analizza il rapporto tra Pier Paolo Pasolini e la musica, evidenziando come quest’ultima abbia influenzato le sue opere e viceversa. Il primo volume, recentemente uscito, si concentra sulle opere musicali ispirate a Pasolini, mentre i successivi affronteranno la sua riflessione sulla musica nella narrativa e nelle colonne sonore dei suoi film. Questo studio approfondito offre una nuova prospettiva sul pensiero di uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento.

La visione musicale di Pasolini

Pasolini ha sempre avuto una relazione complessa con la musica. Sebbene avesse una formazione musicale limitata — suonava il violino da giovane — ha sviluppato un profondo interesse per essa nel corso della sua vita. La sua avversione per le canzoni standardizzate è ben documentata; detestava Sanremo e Canzonissima, considerandole simboli dell’omologazione culturale. Tuttavia, riconosceva anche l’importanza della musica popolare come espressione autentica della cultura italiana.

Calabretto sottolinea che Pasolini non solo era affascinato dalla musica classica di compositori come Bach, Mozart e Beethoven ma anche dalla tradizione musicale popolare italiana. Questa dualità si riflette nei suoi scritti: nei testi poetici emergono riferimenti ai suoni del paesaggio italiano, dai rumori delle campagne friulane alle melodie delle borgate romane degli anni ’50.

Il primo volume dell’opera di Calabretto esplora queste dinamiche attraverso un ampio censimento delle opere musicali ispirate a Pasolini. Compositori contemporanei come Adriano Guarnieri o Sylvano Bussotti sono stati influenzati dal suo lavoro così come artisti del panorama pop italiano quali Fabrizio De André e Patti Smith hanno trovato in lui una fonte d’ispirazione.

Il rapporto tra poesia e musica

Nel secondo volume dell’opera si approfondisce ulteriormente il legame fra la poesia pasoliniana e la musica. I testi narrativi di Pasolini sono ricchi di suggestioni musicali; egli stesso evocava situazioni sonore nei suoi racconti poetici attraverso descrizioni vivide dei paesaggi sonori che lo circondavano.

Calabretto evidenzia che l’interesse di Pasolini per i suoni non era casuale: egli percepiva nella realtà acustica elementi significativi da integrare nelle sue narrazioni letterarie. Le canzoni popolari friulane trovano spazio nel romanzo “Sogno di una cosa”, mentre i due romanzi ambientati a Roma offrono uno spaccato della vita musicale della capitale negli anni ’50.

L’analisi prosegue con l’esplorazione critica del disprezzo pasoliniano verso festival musicali commercializzati come Sanremo o Canzonissima; questi eventi erano visti da lui come simbolo della superficialità culturale imperante nell’epoca contemporanea. Nonostante ciò, partecipò attivamente al dibattito sulla canzone italiana scrivendo articoli critici ed esprimendo desiderio per testi più autentici da musicare.

Colonne sonore: innovazioni cinematografiche

Il terzo volume affronta le colonne sonore dei film diretti da Pasolini ed è qui che emerge chiaramente l’impatto rivoluzionario delle scelte musicali fatte dal regista sui film stessi. Calabretto sostiene che l’utilizzo della musica classica — in particolare quella di Bach — rappresenta un punto cruciale nell’evoluzione delle colonne sonore cinematografiche italiane degli anni ’60.

In “Accattone”, ad esempio, Bach viene utilizzato non solo come sottofondo ma diventa parte integrante dell’esperienza visiva proposta dal regista; questo approccio innovativo ha sorpreso gli spettatori dell’epoca poiché rompeva con le convenzioni stabilite fino ad allora nel cinema italiano dove la colonna sonora era spesso relegata a semplice accompagnamento emotivo delle immagini proiettate sullo schermo.

Calabretto menziona anche altre collaborazioni significative con compositori famosi come Ennio Morricone durante lavori iconici quali “Uccellacci e uccellini”. Qui Morricone riesce a fondere perfettamente le proprie sonorità con quelle visionarie del regista creando momenti indimenticabili nel panorama cinematografico italiano.

La ricerca condotta da Calabretto offre così uno sguardo dettagliato sull’importanza fondamentale della musica nell’universo creativo pasoliniano mostrando quanto questa sia stata centrale non solo nelle sue opere letterarie ma anche nella sua produzione cinematografica.