Giorgia Meloni prepara la missione negli Stati Uniti: focus su dazi e relazioni con Trump

Giorgia Meloni si prepara per un vertice cruciale con Donald Trump il 17 aprile, puntando a rafforzare i legami tra Europa e Stati Uniti e affrontare le tensioni commerciali.
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Giorgia Meloni si sta preparando per un’importante missione ufficiale negli Stati Uniti, in programma il 17 aprile. La premier italiana ha annullato la sua partecipazione al Salone del Mobile di Milano per concentrarsi sui contenuti dell’incontro con il presidente Donald Trump. Questo vertice rappresenta una delle sfide più significative da quando Meloni è entrata a Palazzo Chigi, soprattutto dopo l’improvvisa moratoria di tre mesi sui dazi commerciali imposta da Trump.

La tregua commerciale e le aspettative di Meloni

La decisione di Trump di sospendere i dazi ha portato un certo ottimismo nel governo italiano. Fonti vicine alla premier riferiscono che Meloni è soddisfatta perché si è evitato un confronto diretto tra Europa e Stati Uniti. Questo clima disteso permette alla premier di affrontare l’incontro con maggiore serenità, cercando di ottenere risultati concreti per l’Italia.

Meloni ha sempre sostenuto la necessità di mantenere la calma durante le tensioni commerciali e ora sembra pronta a sfruttare questa opportunità per promuovere un accordo globale tra Washington e Bruxelles. L’obiettivo dichiarato della premier è quello di stabilire una relazione privilegiata tra Europa e Stati Uniti, che possa anche fungere da argine contro le crescenti influenze cinesi.

Un ministro del governo italiano ha sottolineato che Trump vorrà comprendere se l’Europa sia realmente interessata a instaurare questo tipo di rapporto, non limitandosi solo alle questioni doganali ma ampliando il discorso a temi più ampi come la sicurezza economica e militare.

Le dinamiche interne all’Unione Europea

Nonostante gli sforzi diplomatici della premier italiana, ci sono segnali che indicano una certa cautela all’interno dell’Unione Europea riguardo ai rapporti bilaterali tra Italia e Stati Uniti. Il ministro francese Marc Ferracci aveva espresso preoccupazione sul fatto che Meloni potesse tentare una trattativa separata con Trump, creando così tensioni all’interno del blocco europeo.

In questo contesto complesso, Meloni mantiene rapporti stretti con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Tuttavia, Francia e Germania monitorano attentamente ogni mossa della premier italiana poiché temono possibili scostamenti dalla linea comune europea nelle negoziazioni commerciali con gli USA.

Le istituzioni europee hanno chiarito che spetta loro gestire i colloqui commerciali con gli americani piuttosto che agli stati membri singolarmente. Di conseguenza, qualsiasi tentativo della premiership italiana di avviare discussioni dirette potrebbe essere visto come un passo falso o addirittura controproducente nei confronti degli altri partner europei.

Le posizioni italiane sui temi economici

Meloni intende affrontare i temi dei dazi congelati in modo coordinato insieme agli altri membri dell’UE. Sebbene non esista un mandato formale per tali trattative — dato che le competenze sono esclusivamente delegate alla Commissione — ci sono speranze condivise dal governo italiano riguardo al potenziale utilizzo delle relazioni personali tra Meloni e Trump per evitare nuove imposizioni fiscali sugli scambi commerciali.

Il messaggio chiave sarà quello del compromesso: arrivare a soluzioni vantaggiose per entrambe le parti deve essere nell’interesse collettivo europeo ed americano. Tuttavia ci sono divergenze significative sulle strategie adottate dai vari attori coinvolti nella questione dei commerci digitalizzati; mentre alcuni funzionari europei preparano misure punitive nei confronti delle aziende statunitensi nel settore tecnologico in caso d’insuccesso nei negoziati, Meloni cerca invece vie alternative evitando conflitti diretti su questo fronte delicato.

Inoltre la premier intende proporre acquisti massicci di gas liquido americano come misura strategica per riequilibrare il deficit commerciale europeo verso gli USA; confermerà anche l’impegno ad aumentare significativamente la spesa militare destinata alla NATO fino al 2% del PIL nazionale – benché vi siano pressioni affinché tale percentuale raggiunga addirittura il 5%, obiettivo ritenuto irrealizzabile dalla stessa premiership italiana secondo quanto emerso durante recentissimi incontri interni sulla pianificazione economica futura.