Rapina a treviso: badante complice di un colpo da 7mila euro, rinviata a giudizio

Una badante di Treviso è stata rinviata a giudizio per complicità in una rapina ai danni di un’anziana, orchestrata dal suo ex marito armato di pistola giocattolo.
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La mattina del 21 dicembre, un episodio di rapina ha scosso Treviso. Un uomo travisato e armato di una pistola giocattolo ha fatto irruzione in un’abitazione, immobilizzando una badante e una donna anziana per rubare denaro e gioielli. Le indagini hanno rivelato che la badante era in realtà complice del ladro, il suo ex marito. Ora la donna è stata rinviata a giudizio.

La dinamica della rapina

Il 21 dicembre scorso, l’anziana Rosanna Vitale e la sua badante sono state vittime di un’aggressione all’interno dell’abitazione situata in via Bastia a Treviso. L’uomo armato è entrato in casa dopo aver atteso l’uscita del marito della padrona di casa. Con il volto coperto e impugnando una pistola priva di tappo rosso, ha immobilizzato le due donne chiedendo loro soldi e gioielli.

Durante l’assalto, il ladro ha minacciato le sue vittime con la pistola giocattolo mentre cercava di raccogliere quanto più denaro possibile. In totale, il valore degli oggetti rubati ammonta a circa 7mila euro. Tuttavia, quando il marito della donna è tornato improvvisamente a casa, l’aggressore si è trovato costretto alla fuga dopo aver tentato invano di immobilizzare l’81enne con del nastro adesivo.

Le autorità locali sono intervenute immediatamente per raccogliere testimonianze ed evidenze sul luogo del crimine. La squadra mobile di Treviso ha avviato le indagini per chiarire i dettagli dell’accaduto.

Scoperta della verità

Le indagini condotte dalla polizia hanno portato alla luce elementi sorprendenti riguardo al ruolo della badante nella rapina. Infatti, la donna aveva fornito agli investigatori una versione dei fatti che appariva contraddittoria e poco credibile sin dall’inizio.

Dopo alcuni accertamenti approfonditi da parte degli agenti della squadra mobile trevigiana, è emerso che la badante non era solo una vittima innocente ma piuttosto una complice attivamente coinvolta nel piano criminoso orchestrato dal suo ex marito georgiano con cui aveva recentemente riallacciato i rapporti sentimentali.

Questo legame personale tra i due ha sollevato ulteriori interrogativi sulla preparazione dell’assalto: come fosse possibile che lei non avesse avvertito le autorità o preso misure preventive durante gli eventi precedenti al colpo? Queste domande hanno alimentato ulteriormente le indagini delle forze dell’ordine.

Il processo imminente

Il caso si sta ora spostando verso il sistema giudiziario italiano. Ieri 10 aprile, L.L., la 40enne trevigiana accusata nella vicenda, è stata rinviata a giudizio dall’autorità competente sotto difesa legale dell’avvocato Alessandra Nava. La donna dovrà affrontare accuse gravi: oltre alla rapina aggravata ai danni dei suoi datori di lavoro anziani, sarà chiamata anche a rispondere per detenzione finalizzata allo spaccio dopo che hashish è stato trovato durante una perquisizione domiciliare effettuata dagli agenti nel corso delle indagini.

L.L., comparirà davanti ai giudici il prossimo 15 gennaio 2026 per chiarire definitivamente la sua posizione rispetto alle accuse mosse nei suoi confronti, mentre rimane ancora irreperibile suo marito E.K., anch’egli coinvolto nell’episodio criminale; nuove ricerche sono state disposte dalle forze dell’ordine per trovarlo ed esaminare ulteriormente i dettagli relativi al colpo messo in atto lo scorso dicembre.