I tardigradi come chiave per la sopravvivenza nello spazio: nuove scoperte dalla NASA

Uno studio sui tardigradi rivela come le loro proteine, in particolare la Dsup, possano offrire spunti sulla vita extraterrestre e applicazioni nella biotecnologia e medicina per affrontare sfide ambientali.
I tardigradi come chiave per la sopravvivenza nello spazio: nuove scoperte dalla NASA - Socialmedialife.it

Un recente studio presentato durante una conferenza sull’esplorazione spaziale in Texas ha messo in luce il potenziale dei tardigradi, organismi microscopici noti per la loro incredibile resistenza, nel contribuire alla nostra comprensione della vita oltre la Terra. La ricerca, condotta da Isadora Arantes e Geancarlo Zanatta, evidenzia come le proteine di questi estremofili possano fornire indizi preziosi su come affrontare le sfide ambientali nello spazio.

Cosa sono i tardigradi

I tardigradi, comunemente chiamati “orsi d’acqua”, sono organismi microscopici che appartengono al phylum Tardigrada. Questi piccoli animali sono stati scoperti nel 1773 e da allora hanno suscitato un crescente interesse scientifico grazie alla loro straordinaria capacità di sopravvivere in condizioni estreme. Sono stati trovati in ambienti che vanno dalle profondità degli oceani alle cime delle montagne più alte, passando per i deserti e persino nelle regioni polari.

La loro resistenza si manifesta attraverso diverse caratteristiche biologiche uniche. I tardigradi possono tollerare temperature estreme che oscillano tra -271 °C e oltre 150 °C. Inoltre, riescono a sopportare pressioni superiori a 1.200 volte quelle atmosferiche normali e possono rimanere disidratati per anni senza subire danni permanenti. Queste abilità li rendono soggetti ideali per studi sulla vita extraterrestre poiché offrono modelli di resilienza utilissimi.

Recentemente, gli scienziati hanno iniziato a studiare più approfonditamente le proteine presenti nei tardigradi con l’obiettivo di comprendere meglio il meccanismo della loro resistenza ai danni cellulari causati da radiazioni intense o altre forme di stress ambientale.

La proteina Dsup dei tardigradi

Una delle principali scoperte riguardanti i tardigradi è la presenza della proteina Dsup , nota per la sua capacità di ridurre i danni al DNA provocati dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Questa proteina agisce formando uno strato protettivo attorno al materiale genetico dell’organismo, riducendo così il rischio di rotture del doppio filamento del DNA e mantenendo l’integrità genomica.

Nel corso dello studio condotto da Arantes e Zanatta, gli scienziati hanno utilizzato simulazioni avanzate tramite il software Gromacs per analizzare il comportamento molecolare della Dsup sotto varie condizioni simulate. I risultati ottenuti indicano chiaramente che questa proteina non solo protegge il DNA dai dannosi effetti delle radiazioni ma potrebbe anche avere applicazioni pratiche nella biotecnologia umana o nella medicina preventiva contro malattie legate ai danni genetici.

Questa scoperta apre nuove prospettive sulla possibilità di utilizzare le proprietà biologiche dei tardigradi non solo nella ricerca spaziale ma anche nell’ambito medico terrestre dove potrebbero aiutare a sviluppare trattamenti innovativi contro malattie degenerative o tumori legati all’alterazione del DNA.

Implicazioni future nello spazio

Le implicazioni dello studio sui tardigradi si estendono ben oltre l’ambito scientifico immediatamente osservabile; esso offre spunti significativi su come possiamo affrontare le sfide dell’esplorazione spaziale futura. Secondo Arantes e Zanatta, i risultati suggeriscono che la resilienza mostrata dai tardigradi potrebbe riflettere potenziali forme di vita adattabili ad ambienti extraterrestri estremamente ostili come Marte o le lune ghiacciate Europa e Titano.

Marte presenta un ambiente caratterizzato da elevate radiazioni solari ed occasionalmente acqua liquida; mentre Europa e Titano possiedono oceani sotterranei con condizioni criogeniche particolari dove potrebbero esistere forme viventi simili ai nostri adorabili orsi d’acqua terrestriali. Le ricerche continuative sui meccanismi biologici dei tardigradi potrebbero quindi fornire informazioni cruciali su quali strategie adottare quando ci avventureremo verso questi mondiali lontani alla ricerca della vita extraterrestre.

In sintesi, questo studio rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione non solo della biologia degli estremofili ma anche delle possibilità future dell’umanità nell’affrontare viaggi interstellari prolungati senza compromettere la salute cellulare degli astronauti coinvolti nelle missioni spaziali.