In Nicaragua, il governo di Daniel Ortega ha imposto un divieto ai cattolici di allestire il presepe, in un contesto caratterizzato da violenze e repressioni nei confronti della Chiesa. Da anni, la comunità cattolica vive una situazione drammatica, con arresti e persecuzioni che hanno colpito numerosi membri del clero. La posizione del governo è chiara: considerare la Chiesa come un elemento destabilizzante per il paese. Le azioni repressive hanno portato a una crescente preoccupazione tra i fedeli e nella comunità internazionale.
La repressione della Chiesa cattolica in Nicaragua
Negli ultimi anni, le violenze contro la Chiesa cattolica in Nicaragua sono aumentate esponenzialmente. Il presidente Ortega e sua moglie Rosario Murillo hanno avviato una campagna sistematica contro i religiosi, con l’obiettivo di silenziare ogni voce critica al regime. I preti arrestati sono numerosi; molte suore sono state espulse dal paese e private dei loro beni. Diversi vescovi si trovano ora in esilio forzato dopo aver subito minacce dirette.
La nunziatura apostolica è stata chiusa da tempo, lasciando i fedeli senza un punto di riferimento ecclesiastico nel paese. A dicembre 2023, Papa Francesco ha inviato una lettera ai nicaraguensi per esprimere il suo affetto nei loro confronti; tuttavia, gli interventi diplomatici della Santa Sede si sono rivelati poco incisivi nel contrastare le violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo sandinista.
Il clima di paura ha costretto molti religiosi a mantenere un profilo basso per evitare rappresaglie dirette o indirette da parte delle autorità locali. Nonostante ciò, alcuni membri del clero continuano a far sentire la propria voce attraverso canali alternativi o social media.
L’appello alla giustizia del vescovo Silvio Báez
Il vescovo ausiliare di Managua, Silvio Báez, ha recentemente sollevato la questione delle responsabilità legali dei leader nicaraguensi presso la comunità internazionale. In particolare, ha chiesto che Daniel Ortega e Rosario Murillo siano perseguiti insieme ad altri 52 funzionari identificati come responsabili di crimini gravi dal Gruppo degli esperti sui diritti umani dell’ONU.
Báez ha sottolineato l’urgenza della richiesta: “Conoscendo i nomi e i cognomi di coloro che con brutalità hanno represso il popolo del Nicaragua, è fondamentale agire per garantire giustizia alle vittime delle atrocità commesse negli ultimi anni.” Il religioso risiede attualmente negli Stati Uniti dopo essere stato costretto all’esilio nel 2019 per motivi legati alla sua sicurezza personale.
Nel frattempo, un rapporto dettagliato redatto dall’ONU sta circolando tra le istituzioni internazionali; esso include informazioni sul sistema repressivo instaurato dal governo sandinista ed evidenzia le violazioni sistematiche dei diritti umani nel paese centroamericano.
Situazione attuale della Chiesa in Nicaragua
La situazione della Chiesa cattolica rimane critica anche oggi; diversi vescovi ed ecclesiastici liberati dalle carceri nicaraguensi si trovano ora rifugiati in Vaticano o altrove nel mondo occidentale. Tra questi spicca Monsignor Rolando Alvarez, simbolo della resistenza religiosa contro il regime oppressivo.
L’analisi degli osservatori sul campo suggerisce che quanto accaduto rappresenta non solo una crisi interna al Paese ma anche un fallimento significativo della diplomazia vaticana nell’affrontare questioni così delicate come quelle relative alla libertà religiosa e ai diritti umani fondamentali.
Le espulsioni continue dei religiosi dalla nazione stanno creando uno scenario sempre più complesso per i credenti rimasti sul territorio nicaraguense; molti temono ulteriormente per le proprie vite mentre cercano modi alternativi per praticare la propria fede sotto uno stato sempre più oppressivo.