Il Sodalizio di Vita Cristiana, un gruppo cattolico ultraconservatore sciolto da Papa Francesco il 14 gennaio a causa di gravi accuse di abusi e comportamenti settari, sta cercando di opporre resistenza alle disposizioni papali. Nonostante la decisione del Pontefice, i vertici dell’organizzazione non hanno ancora firmato gli atti ufficiali che ne sancirebbero la dissoluzione. Questo ritardo ha suscitato preoccupazioni riguardo alla gestione dei beni dell’ente e al risarcimento delle vittime.
La situazione attuale del sodalizio
Dopo l’annuncio della sua dissoluzione, il Sodalizio continua a operare in modo informale. I dirigenti non hanno ancora completato le pratiche necessarie per ufficializzare lo scioglimento. Questo ha portato a una situazione ambigua in cui l’organizzazione rimane attiva, mentre due istituti femminili collegati hanno già concordato la loro chiusura. La mancanza di firme sugli atti formali consente al gruppo di mantenere una certa autonomia e potrebbe essere interpretata come un tentativo deliberato di guadagnare tempo.
Secondo fonti locali in Perù, il Movimento sta cercando strategie per preservare i propri beni prima della definitiva chiusura. L’avvocato José Ugaz, che rappresenta sei vittime degli abusi all’interno dell’organizzazione, ha avvertito la Santa Sede riguardo ai rischi legati alla fuga dei capitali dall’ente religioso. Ugaz sostiene che ci siano sforzi sistematici per “ripulire” le finanze del Sodalizio prima dello scioglimento definitivo.
Le accuse e le indagini sui beni
Le indagini condotte su richiesta delle autorità ecclesiali rivelano un quadro complesso riguardante le finanze del Sodalizio. Si stima che il patrimonio totale dell’organizzazione ammonti a circa un miliardo di dollari , con interessi diversificati nei settori immobiliare, industriale e minerario in Perù. Inoltre sono emerse notizie su presunti trasferimenti verso paradisi fiscali come Panama e Isole Vergini.
Ugaz ha sottolineato che molti membri fidati dei leader del gruppo controllano società private attraverso cui gestiscono gran parte degli assetti economici del Sodalizio. Questa struttura opaca solleva interrogativi sulla trasparenza finanziaria dell’organizzazione e sulla possibilità concreta che le vittime ricevano giustizia economica dopo anni d’abusi subiti.
Nel gennaio scorso è stata confermata l’ammissione da parte del Sodalizio stesso riguardo ai pagamenti effettuati per coprire le spese mediche delle vittime; tuttavia questo gesto appare insufficiente rispetto all’entità degli abusi denunciati nel corso degli anni.
Storia e fondazione del sodalizio
Fondato nel 1971 dal teologo Luis Fernando Figari, il Sodalizio è stato inizialmente approvato da Giovanni Paolo II come ente pontificio nel 1997 con l’obiettivo dichiarato di contrastare movimenti considerati troppo progressisti nella Chiesa latinoamericana. Con gli anni si è trasformata in una realtà controversa caratterizzata da metodi coercitivi nei confronti dei suoi membri.
La decisione finale presa da Papa Francesco segue anni d’indagini interne avviate nel 2018 dopo numerose segnalazioni sui metodi educativi utilizzati dal gruppo e sulla gestione poco chiara delle sue finanze. Un rapporto redatto dai sacerdoti ispettori inviati dal Vaticano evidenziava pratiche abusive sia psicologiche sia sessuali all’interno della comunità religiosa.
Nonostante ciò, alcuni cardinali avevano inizialmente mostrato opposizione allo scioglimento proposto dal Pontefice; tuttavia la gravità delle accuse ha portato infine alla conferma della dissoluzione dell’organizzazione ultraconservatrice anche se i suoi membri continuano a temporeggiare nell’attuazione formale della decisione vaticana.
La vicenda continua ad evolversi mentre si attendono ulteriori sviluppi sul fronte legale ed ecclesiastico riguardanti questa controversa organizzazione religiosa.